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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 43 – SI PORTANO IN TRIONFO I VIZI CAPITALI
      • 1. Lo sdegno di Dio
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43 – SI PORTANO IN TRIONFO I VIZI CAPITALI

 

1. Lo sdegno di Dio

 

Il 15 novembre 1818 fu il mio povero spirito nelle orazioni favorito dal Signore con particolare grazia. Fui sopraffatta da interno riposo, la povera anima mia godeva nel riposo la dolce presenza del suo diletto Signore, che, per mezzo di intellettuali illustrazioni, mi dava particolari cognizioni riguardanti i suoi giustissimi giudizi.

Se ne stava la povera anima mia tutta profondata in se stessa, e, piena di santo timore, andava piena di ammirazione penetrando i divini giudizi di Dio, imperscrutabili. Ero tutta penetrata da profondo rispetto e da interna venerazione; era sopraffatto il mio cuore da santo timore, e, piena di riverenza, adoravo profondamente gli eterni divini giudizi di Dio, che per pura sua bontà mi faceva comprendere con somma chiarezza.

L’anima, a questa cognizione, si compiaceva nel suo amorosissimo Dio, trovando i suoi divini giudizi tutti santi, tutti retti, tutti giusti.

Oh come l’anima si liquefaceva di compiacenza, di gaudio, di amore, nella cognizione delle perfezioni dell’unico suo diletto; ma quando mi deliziavo in questo sommo bene, che io non so e non posso esprimere, fui sopraffatta da nuova illustrazione, e tutto ad un tratto mi fu mostrato il mondo; questo lo vedevo tutto in rivolta, senza ordine, senza giustizia, i sette vizi capitali si portavano in trionfo, e per tutto vedevo che regnava l’ingiustizia, la frode, il libertinaggio e ogni sorta di iniquità.

Il popolo mal costumato, senza fede, senza carità, ma tutti immersi nelle crapule e nelle perverse massime della moderna filosofia.

Mio Dio! qual pena provava il povero mio spirito nel vedere che tutti quei popoli avevano la fisionomia più da bestie che uomini.

Oh che orrore il mio spirito ne aveva di tutti questi uomini così sformati per il vizio!

Io mi vedevo in una grande altura, come separata da questo luogo tanto miserabile, e per mezzo di una luce, che rifletteva in quel cupo basso del mondo, vedevo tutte le sopraddette iniquità e per mezzo della grazia infusami, conoscevo di questi miseri la loro profonda malizia.

Oh quanto si affliggeva il mio povero cuore, quante lacrime versavo nel vedere tante iniquità!

Ma ecco che in un momento il mondo cambiava scena. Ecco lo sdegno di Dio, che ad un tratto circondava tutto il mondo, facendo provare a quei mal costumati popoli il rigore della sua giustissima e rettissima giustizia.

Il povero mio spirito, nel vedere lo sdegno di Dio sopra quei miseri, pieno di terrore e di spavento gemeva, e con abbondanti lacrime deplorava la loro misera sorte, e, riconcentrata tutta in me stessa, mi umiliavo profondamente, e incessantemente lodavo e benedicevo l’infinita bontà di Dio in avermi sottratta da sì tremenda rovina, riconoscendomi per i miei peccati meritevole di ogni castigo.

Ma di nuovo tornai a riabbassare lo sguardo nel mondo, e vedo i grandi travagli che da ogni lato lo circondavano. Tutte le cose sensibili che appaiono sopra la terra le vedevo senza ordine, senza armonia, ma tutto era in rivolta, tutto era confuso. L’ordine della natura era tutto sconvolto. Il solo mirare la terra dimostrava lo sdegno di Dio. In un momento tutto il mondo era in una grandissima desolazione.

Oh quante grida, quante lacrime e quanti sospiri da flebili voci si sentivano risuonare in quel teatro di mestizia. Vedevo poi in mezzo a tanta iniqua gente, un demonio tanto brutto che scorreva il mondo con tanta superbia e alterigia. Costui teneva gli uomini in una penosa schiavitù, con orgoglioso impero voleva che tutti gli uomini fossero a lui soggetti, rinunziando la fede di Gesù Cristo, con l’inosservanza dei suoi santi comandamenti, dandosi in preda al libertinaggio e alle perverse massime del mondo, adottando la vana e falsa filosofia dei nostri moderni e falsi cristiani.

Oh, miseria grande, veramente da deplorarsi con infinite lacrime!

Vedere che dietro a queste false massime correvano pazzamente ogni sorta di persone, di ogni ceto, di ogni età, non solo secolari, ma ancora ecclesiastici di ogni dignità, tanto secolare che regolare.

In questo stato così deplorevole il mio povero spirito amaramente piangeva, e tutto si conturbava nel vedere tanto oltraggiato un Dio che è la stessa bontà, che merita di essere amato, vederlo tradito e oltraggiato, era tanto grande la pena mia che credevo veramente di morire in quel momento di un colpo mortale, tanto era grande l’afflizione del mio povero spirito, nel vedere tanto offeso il mio amorosissimo Dio.

Oh cosa non avrei fatto, cosa non avrei patito per compensare le gravi ingiurie che questi finti cristiani facevano all’eterno Dio. In questo stato di cose, la povera anima mia si offrì a patire ogni qualunque pena, ogni qualunque travaglio, ogni qualunque strapazzo diabolico. Unii questa povera mia offerta all’eterno divin Padre, unendo il mio sacrificio a quello del suo santissimo Figliolo, e lo pregai che, per gli infiniti meriti di Gesù Cristo, si degnasse ricevere il povero mio sacrificio, promettendo di darmi ad esercitare con più rigore ed asprezza la penitenza, il digiuno, l’orazione, le vigilie, come, con la grazia di Dio, puntualmente eseguii, con il permesso del mio lodato padre spirituale.

 




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