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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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5. Non è un male naturale
I miei parenti mi presero a curare con tutto l’impegno, figurandosi un male naturale, sicché anche loro a fin di bene martirizzavano il mio corpo, per poterlo richiamare nei giusti sensi, si servivano di senapismi ai piedi, di due vescicanti alle polpe delle gambe, di una sanguigna al braccio e una alle tempie, e queste due sanguigne furono molto copiose, particolarmente quella delle tempie, ma tutto invano, perché erano molto più gravosi i tormenti che soffrivo da quei barbari mostri, che il mio corpo si rendeva affatto insensibile a tutti questi rimedi. Proseguendo nella medesima maniera a smaniare, a dibattermi con moto tanto irregolare e terribile, e nonostante vedendomi sopravvivere il medico disse: «Questo non è male naturale, non è al certo possibile che un corpo umano regga a tanto strazio, mentre tengo per certo, per l’esperienza che tengo, che un male così violento non si può sostenere da un corpo umano, ma deve sicuramente cagionargli la morte, e non può andare più a lungo che tre o quattro giorni, questa donna non può sopravvivere che per puro miracolo». Vedendo il medico che ogni giorno più si faceva maggiore il mio male, essendo uomo di molta pietà, mi prese ad interrogare e qualche cosa conobbe; benché io non fossi presente a me stessa, ero molto accorta di non dimostrare quanto seguiva in me, ma l’accorto medico si portò dal mio confessore, che era malato, e gli disse: «Questa sua penitente si conosce che lo spirito è tutto assorto in Dio, ma il suo corpo soffre pene infernali, perché si conosce benissimo che il suo corpo è malmenato dai demoni, e non è male naturale». A questa notizia del medico, il mio buon padre spirituale, nonostante si trovasse cagionevole, molte furono le orazioni che fece e fece fare per aiutarmi a sopportare e vincere la suddetta sanguinosa battaglia, ne fece il mio confessore inteso perfino il Santo Padre, acciò con le sue valevoli preghiere e autorevole comando mi avesse liberato dalle mani dei demoni, che tanto strapazzavano il mio afflitto corpo.
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