Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 45 – ESTASI, VISIONI E TORMENTI
      • 4. Dio riempiva di luce la povera anima mia
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

4. Dio riempiva di luce la povera anima mia

 

A questa preghiera, a questa mia esclamazione, il pietosissimo mio Dio si degnava di confortarmi con i suoi celesti favori, e tra le tante grazie, una di quelle che mi recava maggior conforto era che ad un tratto vedevo un bello splendore che tutta di luce riempiva la povera anima.

A questa vista si riempiva di gaudio il mio cuore, fissavo l’occhio della mente, e vedevo nel mezzo del bello splendore la sacrosanta particola. A questa vista mi balzava il cuore nel seno per il contento, e piena di santi affetti di umiltà, di riverenza, di adorazione, di desiderio ardente, bramavo di ricevere questo divino sacramento; ma prima che mi apparisse questa divina luce, io con ardente desiderio invitavo il mio amorosissimo Dio a venire a visitare la povera anima mia in questo divino sacramento, con tanta ansietà ed amore ardente invitavo il mio Dio a prendere possesso dell’anima mia, che tutta mi disfacevo in lacrime di amore e di gratitudine, riconoscendomi indegna di questo favore.

 

Offrivo i meriti infiniti di Gesù Cristo, con questi ed altri affetti ferventissimi invitando il mio Gesù, che sotto le specie sacramentali si degnasse venirmi a visitare: «Venite», dicevo, «venite, sacramentato mio Gesù, a visitare la povera anima mia peccatrice! Io vi credo realmente presente nel santissimo sacramento dell’altare, e per questa gran verità sono pronta a dare il sangue e la vita in mezzo ai più spietati tormenti. Venite, Gesù mio, a visitare la povera anima mia che ardentemente vi desidera».

Con queste e simili altre espressioni invitavo il mio Gesù sacramentato. A questi santi desideri, che mi venivano comunicati dalla grazia del Signore, quei mostri infernali, pieni di rabbia e di furore, prendevano a strapazzare il mio corpo con tanta rabbia, facendomi provare tormenti tanto fieri e crudeli, che mi pareva ogni momento di perdere la vita sotto sì spietati tormenti. Mi tormentavano le guance con due pietre infuocate, arroventate da un fuoco che io non ho termini di poterlo spiegare; queste me le calcavano con tanta rabbia sopra il viso che io credevo ogni volta di restare estinta, per il gran dolore, per il grande spasimo.

Tutto questo lo soffrivo da questi maligni spiriti, perché non volevano che io desiderassi ricevere il santissimo sacramento dell’eucaristia. Tanta era la loro rabbia, tanto era grande il loro sdegno che mi facevano provare i supplizi più crudeli; ma, per mezzo della grazia di Dio, invece di arrendermi a tanti e sì spietati tormenti, il mio povero spirito sempre diveniva gagliardo, e piena di coraggio, in mezzo agli stessi tormenti, confessavo la fede di Gesù Cristo, e desideravo ardentemente riceverlo nel santissimo sacramento dell’altare. Alle mie costanti proteste, agli ardenti miei desideri, quei barbari mostri viepiù incrudelivano contro di me. Quando ad un tratto quei maligni spiriti, pieni di confusione, lasciavano di tormentarmi, e si davano alla fuga, perché dal braccio onnipotente erano vergognosamente fugati e mandati alla malora dalla voce onnipotente di Dio, che dolce si faceva sentire dalla povera anima mia.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL