Più volte in questo tempo fui visitata
dalla gran Madre di Dio, unitamente al suo sposo san Giuseppe, con il diletto
figlioletto Gesù, che teneva nelle sue santissime braccia. Mi è di somma confusione
il dirlo, ma pure lo dirò, alla maggior gloria di Dio, la beatissima Vergine si
degnò darmi a tenere in braccio il suo santissimo Figliolo Gesù: «Prendi», mi
disse la santissima Vergine, «prendi nelle tue braccia il frutto benedetto del
mio ventre. Amalo, che è ben degno di essere amato».
A queste parole della beata Vergine il mio cuore restò incendiato di santo
amor di Dio. Quali affetti di profonda umiliazione recò al mio spirito favore
così grande, che, annientata nel propiro mio nulla, lodavo, benedicevo
linfinito amore di Dio, che mi degnava di favore sì grande, ringraziavo
infinitamente la Vergine santissima, e, godendo un paradiso di contento, mi
perdevo in mezzo a tanto immenso splendore, lodava la povera anima e incessantemente
amava il suo amorosissimo Dio, che con tanta parzialità si degnava favorire la
povera anima mia peccatrice.
Mi fermo qui, e non passo più avanti, perché il proseguire mi si rende
impossibile, poter manifestare il tutto senza oscurare la gloria immensa del
mio Dio, che bramo in tutti i momenti della mia vita glorificare a costo di
ogni mia afflizione e pena. Mi conosco affatto insufficiente di manifestare i
favori sì segnalati, che mi compartì Dio, dopo la suddetta sanguinosa battaglia.
Non solo in quei suddetti giorni della mia infermità, ma proseguì per molto
tempo a favorirmi per mezzo delle più distinte sue grazie, come in appresso
dirò.
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