Dal 19 marzo fino all’11 di giugno del
suddetto anno 1819 fui impossibilitata di potere sortire di casa, atteso il
surriferito male che mi aveva tanto debilitato e tanto privato di forze, che
non potevo camminare, tanto era stato lo strazio interno ed esterno,
cagionatomi dai grandissimi strapazzi di quei maligni spiriti, che mi avevano
tanto battuta e flagellata e martirizzata in tutti i sentimenti del corpo, che
il sopravvivere che io faccio si deve ripetere a un puro miracolo dell’infinita
onnipotenza di Dio, mentre tutte le mie ossa erano infrante dalle grandi
percosse e battiture, avevo perduto la vista, ero divenuta cieca per i
grandissimi tormenti che quei crudeli ministri di Santana mi davano a patire
negli occhi, questo era piombo bollente unito con pece ed altro bitume
infernale, e, versandolo di tratto in tratto nei miei occhi, mi facevano
provare un tormento così grande, un dolore tanto eccessivo che non posso
paragonarlo a nessun dolore. Dal grandissimo dolore mi pareva che mi si
staccasse l’anima dal corpo.
Non meno di questo erano dolorose e crudeli le due pietre infuocate che mi
comprimevano sopra le guance, con tanta crudeltà, quando desideravo ricevere il
santissimo sacramento dell’altare, la santa Comunione. Questi spiriti infernali
tanto si adiravano contro di me, che mi davano a patire tanti tormenti, perché
non volevano che io mi comunicassi spiritualmente.
Prima di farmi patire questi tormenti, mi mostravano gli strumenti crudeli
con cui mi volevano tormentare, e procuravano di persuadermi, perché avessi
rinunziato la fede di Gesù Cristo. Mi persuadevano di rinunziare, di bestemmiare
questo divinissimo sacramento, minacciandomi tutte le sorte di tormenti; ma la
povera anima mia, senza acconsentire alle loro voglie, confortata dalla grazia
del Signore, con santo ardire rispondeva: «Voglio essere fedele al mio Dio fino
all’ultimo respiro della mia vita. Rinunzio a Satana e a tutte le sue insidie,
rinunzio al mondo, al demonio e alla carne, e mi professo avanti al cielo e
alla terra di essere vera seguace di Gesù crocifisso, di osservare la sua santa
legge con fedeltà, fino all’ultimo respiro della mia vita. Mi protesto ancora
di adempire perfettamente la sua santissima volontà, e mi compiaccio di patire
ogni qualunque gravissima pena per adempire, per compiacere l’amabilissima
volontà del mio amorosissimo Dio».
A questa mia protesta, questi maligni spiriti incrudelivano contro di me
con tanta rabbia, che facevano prova, a forza di patimenti, di farmi rinunziare
la fede di Gesù Cristo. Quando ero così tormentata e soffrivo dolori tanto
eccessivi, mi dicevano quei maligni spiriti: «Arrenditi, arrenditi, stolta che
sei, alle nostre voglie. Abbi compassione di te stessa. Vedi che noi ti faremo
finire la vita per mezzo di tormenti. Arrenditi pure una volta, che noi
finiremo di tormentarti».
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