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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 46 – LA VISITA DI UN DIO AMANTE
      • 7. Con l’Eucaristia riportai la vittoria
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7. Con l’Eucaristia riportai la vittoria

 

Mio Dio, quanto vi devo ringraziare! La vittoria non io, ma voi, mio Dio, la riportaste per me, vostra fu la grazia, vostro fu il trionfo, vostra sarà la gloria per tutta l’interminabile eternità. A voi, mio Dio, si deve la vittoria da me riportata contro i miei spietati nemici, posso dire mediante il vostro divino aiuto e la vostra santa grazia di aver trionfato e di aver confuso l’inferno tutto, mentre l’infernale malizia restò vinta dalla fortezza che voi, mio amorosissimo Dio, vi degnaste comunicare alla povera anima mia, per sostenere la fiera e cruda battaglia che mi aveva mosso l’inferno tutto. Ma voi, pietosissimo mio sommo amore, per darmi coraggio nella pugna, perché io restassi vincitora dei miei spietati nemici, mi facevate vedere come la vostra infinita potenza mi sosteneva e difendeva e mi dava tanta fortezza per sostenere i diabolici tormenti, confessando nel mezzo di essi la fede di Gesù mio crocifisso e insultando quei barbari a più tormentarmi, mi fidavo nel braccio onnipotente che mi sosteneva.

A questa fortezza così eroica, che mi comunicava il mio Dio, mancava a quei barbari la loro crudeltà, e pieni di rabbia e di confusione si mettevano in fuga.

Il mio Dio, per ristorarmi, mi dava a godere tanto bene, facendomi godere i suoi divini splendori, mi dava a vedere la sacrosanta ostia circondata da luminosi splendori, e per mano di Angeli ricevevo la sacra particola.

Quali effetti producesse in me questo pane di vita eterna non è veramente possibile poterlo spiegare. Mi ristorava, mi confortava, mi fortificava, mi sanava, mi faceva dimenticare quanto avevo patito nel sostenere la cruda battaglia, mi dava vigore per soffrire quanto bisognava per adempire la volontà dell’eterno divin Padre, e per soddisfare alla sua divina giustizia, mentre volontariamente mi ero offerta a patire per sostenere la santa Chiesa cattolica e tutti i poveri peccatori.

Ogni giorno ricevevo questo pane celeste, questo pane di vita eterna, quando Gesù Cristo m’invitò ad offrirmi al suo divin Padre, per placare il suo giustissimo sdegno, unitamente ai suoi infiniti meriti, mi diede chiara cognizione di quanto avevo da patire, e come avevo da patire e da chi avevo da patire; mi fece conoscere ancora che il mio patire aveva da essere puro e nudo patire, senza alcun conforto, ma abbandonata da tutti non avrei neppure l’aiuto del mio confessore. A vista di questo quadrolacrimevole e mesto, la povera anima mia inorridì, e piena di affanno e di timore caddi in un mortale deliquio.

 




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