Ero già risoluta di dare mente al tentatore,
quando il pietoso condottiere mi impose di restare; ecco che quella divina
colomba mi invia prezioso dardo, di sacro fuoco restò colpito il mio cuore
intimamente. Il prezioso colpo mi cagionò deliquio mortale; tornata che fui, mi
trovai tutt’altro di quella di prima, mi intesi trasmutare in un’altra; tutto
fervore, tutta carità, sentivo nel mio cuore gli effetti mirabili di quel dardo
amoroso, qual vampa di sacro fuoco incendiava il mio spirito, e mi rendeva
quasi pazza; di amore accesa andavo esclamando: «Hai vinto, hai vinto pure una
volta, o santo amore! hai vinto la durezza del mio ostinato cuore, o sacro
dardo di amore, trapassa viepiù il mio cuore!».
Non posso spiegare quali e quanti fossero
i mirabili effetti che producesse questa grazia di essere stata ferita dal
dardo amoroso, particolarmente nelle orazioni. Non avevo terminato l’orazione
preparatoria, che lo Spirito del Signore mi rapiva con tanta forza, che il mio
corpo come morto restava disteso sul suolo. La frequenza di questi ratti, la
violenza che faceva lo spirito al corpo, che cervava di slanciarsi avidamente
verso il suo Dio, cagionò un moto irregolare nel mio cuore, molto sensibile,
che scuoteva la sedia in cui sedevo, il letto in cui riposavo. Stavo molto
avvertita di non avvicinarmi ad alcuno, mentre più volte mi domandavano cosa
fosse quel moto così violento che si sentiva nel mio cuore.
Per quanto cautelata stessi, non passò
molto tempo che i miei parenti si avvidero del palpito violento del mio cuore,
questi supponendo un male naturale, vollero sentire il parere dei medici. Mi fu
da questi ordinato il levarmi del sangue, ma non furono giovevoli due buone
sanguigne, mentre il palpito veniva viepiù crescendo, per i frequenti favori
che ricevevo dal mio Signore, tanto nelle orazioni, quanto nella santa
Comunione. Finalmente, per liberarmi da questa vessazione dei medici e dei
parenti, che pretendevano di curare gli effetti, mentre si rendeva impossibile
curare la causa, che a me solo era nota, si raccomandai caldamente alla mia
benefattrice Maria santissima, acciò degnata si fosse di liberarmi da quel
palpito tanto sensibile. Questa divina Madre mi esaudì, solo nelle orazioni e
Comunioni, a seconda dei favori e delle grazie di Dio, più o meno era violento
il palpito del cuore. Quanto fossero frequenti le comunicazioni di Dio con la
povera anima mia, non è possibile numerarle, ne riferirò qualcuna in
particolare alla magior gloria del mio Signore Gesù Cristo.
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