Il dì 30 maggio 1819, festività della
Pentecoste, dopo la santa Comunione, che feci nella mia cappella, si raccolse intimamente
il povero mio spirito, e si tratteneva con il dolce suo bene, con il suo
sovrano Signore, e senza strepito di parole, ma in sommo silenzio, se ne stava
avanti al suo Dio, umiliandosi profondamente, e, riconoscendosi indegna di ogni
bene, si profondava nel proprio suo nulla e adorava l’ospite suo sovrano; il
divino Signore mi faceva intendere che avessi richiesto l’abito di terziaria
dell’Ordine dei padri trinitari scalzi. A questa interna illustrazione io
veramente mi opposi, pensando che mai mi si sarebbe accordato una tale licenza
dal mio padre spirituale, sicché non mi potevo risolvere a dirgli quanto era
seguito nel mio spirito il giorno della Pentecoste, che davo in un dirotto
pianto al solo pensarlo; ogni giorno più sentivo nel mio cuore vivamente qusta
ispirazione, che mi obbligava a parlare al mio padre spirituale e fare la
suddetta richiesta, ma mi pareva veramente che mi mancasse il coraggio di fare
una simile domanda, riconoscendomi affatto indegna di tanto onore.
Volevo ritenere racchiuso questo sentimento nel profondo del mio cuore, e
l’avevo quasi deliberato, quando da forza superiore fui obbligata a
manifestarlo, sicché il giorno della Santissima Trinità, il dì 6 giugno 1819
del medesimo anno, dopo la santa Comunione, che feci nella mia cappella con
molta devozione e grande raccoglimento, e con profonda umiltà e profluvio di
lacrime fui nuovamente obbligata dal Signore a manifestare al mio padre
spirituale, che aveva celebrato la santa Messa nella mia cappella, il suddetto
sentimento, cioè chiedere il santo abito di trinitaria scalza, di essere per
carità ammessa nel numero delle terziarie di detto Ordine e di vestire il santo
abito, con tutte le debite licenze del Padre Generale dell’Ordine Trinitario.
Manifestai dunque questo sentimento al mio padre spirituale con dirotto
pianto, che non potevo contenere, con umile e rispettosa preghiera feci la
richiesta, esposi i miei desideri, manifestandogli quanto era accaduto nel mio
interno. Il lodato padre, vedendomi tutta immersa nel pianto e che le mie
parole erano soffocate dalle lacrime e dai sospiri, mi fece coraggio, e mi
disse che mi fossi raccomandata al Signore, che avrebbe scritto al Padre
Generale, e se fosse volontà di Dio, sicuramente avrei ottenuto la grazia.
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