Non voglio trascurare di raccontare un
fatto, seguitomi in questa città di Albano, per così far sempre più risaltare
la gloria del medesimo Dio.
La vigilia della gloriosa Assunzione di Maria santissima al cielo, io mi
trattenevo in orazione nella chiesa di san Pietro, che resta poco distante
dalla foresteria delle monache, dove io abitavo. Feci in questa chiesa la
novena. Il nono giorno fui sopraffatta da maggior raccoglimento, quando ad un
tratto fu sopito il mio spirito da una profonda estasi che mi privò affatto dei
sensi. Mi apparve in questo tempo il glorioso apostolo san Pietro, che mi
comandava d’impegnarmi per il risarcimento di questa sua chiesa, che non più
chiesa, ma fienile poteva chiamarsi. Mi disse ancora che avrei fatto cosa molto
cara al Signore Dio di far risarcire la suddetta chiesa, e che avessi avuto a
cuore la gloria diDio e il suo culto.
Io mi rivolsi al santo apostolo con sommo rispetto e con somma umiltà: «E
come volete, o santo glorioso, che io mi impegni di fare questa opera? Da chi
devo andare? Io non conosco nessuno che possa fare quanto voi mi comandate».
Piena di smarrimento tornavo a ripetere: «Mi si rende impossibile poter
eseguire quanto mi comandate. Dispensatemi, per carità!».
E dando in un dirotto pianto, mi conoscevo affatto inabile a fare questa
opera; ma il santo apostolo mi confortò e animò, assicurandomi che appena
avessi accennato questo sentimento di restaurare la suddetta chiesa, subito
avrei trovato persona che si sarebbe esibita di sborsare il denaro che
occorreva per risarcire la suddetta chiesa. E difatti così seguì. Io dunque
presi coraggio, e m’impegnai a questa grande opera, per la gloria di Dio e per
onorare e obbedire il glorioso san Pietro, che me lo aveva comandato.
Questa opera fu molto applaudita ed insieme gradita da tutti gli Albanesi,
mentre con loro somma pena si vedevano obbligati dalla sacra visita a
sospendere, di demolire la suddetta chiesa, per non essere più decente luogo di
fare le sacre funzioni, perché del tutto era diroccata e quasi rovinata. Aveva
dunque la sacra visita determinato di sospenderla.
Dio si compiacque, per mio mezzo fare questo bene: che questa chiesa non
fosse demolita, ma invece risarcita, come fu fatto. Una persona molto pia,
sentendo i miei desideri di risarcire la suddetta chiesa, mi somministrò subito
il denaro, come il santo apostolo mi aveva promesso. Mandai subito a chiamare
monsignor vicario ed un canonico, gli comunicai i miei sentimenti e li pregai a
darmi mano a fare quest’opera.
I suddetti, pieni di contento, esultavano nel Signore, ammirando l’infinita
provvidenza di Dio, come per un mezzo tanto debole, come sono io, Dio volesse
fare questa grande opera. Con tutta premura e sollecitudine furono chiamati gli
artisti, e si mise mano all’opera con somma consolazione di tutti, segnatamente
delle donne albanesi, per essere una chiesa di loro molta devozione e molto
comoda, e per conseguenza molto frequentata, di maniera che non si poté neppure
chiuderla quando si riattava; benché ci lavoravano gli artisti, in una cappella
favevano le loro solite novene, concorrendo secondo il solito a folla il popolo
al solo tocco della campana di detta chiesa di san Pietro. L’opera si compì il
dì 6 novembre 1819, come risulta dalle ricevute dei medesimi artisti, che sono
presso di me.
Per non mancare all’obbedienza, in succinto dirò diverse grazie che in
questo tempo ottenni dal Signore, cioè dal giorno 8 novembre 1819 fino al 24
gennaio 1820.
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