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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 52 – L’AMORE DI DIO DISPREZZATO DAGLI UOMINI
      • 2. «Prosegui a pregare con fiducia»
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2. «Prosegui a pregare con fiducia»

 

In questo stato di cose, mi si fece vedere l’umanità santissima di Gesù Cristo, che con voce piacevole così mi parlò: «Figlia benedetta dal mio Padre, è molto piacevole a me la tua preghiera, non ti stancare, prosegui con fiducia a pregare: la tua preghiera ed il tuo sacrificio, unito ai miei meriti, placheranno il suo giustissimo sdegno. Fatti coraggio! l’eterno mio Padre non è sdegnato con te. Prosegui con fervore a pregare, che otterrai quanto brami e desideri. Ma prepàrati, o mia figlia, a patire grandi cose per amor mio. Dovrai sostenere una forte battaglia con la potestà delle tenebre, questi faranno grande forza per sopraffarti, servendosi dei supplizi più barbari per affliggere il tuo corpo, i tuoi sensi saranno abbattuti e tormentati dai più forti patimenti, il tuo spirito dovrà soffrire una desolazione ed agonia in qualche maniera simile a quella che io patii nella mia passione e morte. Ma Dio ti prometto la mia particolare assistenza e ti sovverrò con i miei più particolari favori».

Incoraggiata l’anima mia dalle parole del mio divino Redentore, che con tanta piacevolezza ed amore mi parlava: «Sì», gli dissi con veracità di spirito e con amore ardente, «eccomi pronta, Gesù mio, per amor vostro a soffrire qualunque patimento. Io mi sacrifico ben volentieri; ma chi mi darà coraggio di sostenere la forte battaglia contro i miei nemici? Mentre voi mi avete detto che dovrò in qualche maniera rassomigliarmi a voi in questo patimento, e che dovrò sostenere una desolazione di spirito ed un’agonia mortale, e in questo stato di cose dovrò sostenere la forte battaglia con la potestà delle tenebre, io che sono la creatura più vile della terra, tanto abominevole per tanti peccati commessi? Io che altro non merito che l’inferno, per essere peggiore dei demoni medesimi, avendo oltraggiato con tanti peccati la vostra divina maestà. E come potrò io sostenere con le deboli mie forze una simile battaglia? Mio Dio, dubito di me stessa e temo di arrendermi alle voglie del nemico tentatore».

E con dirotto pianto e con affannosi sospiri esclamavo ed imploravo il divino aiuto, con queste parole: «Quid retribuam Domino, pro omnibus qui retribuant mihi? Calicem salutaris accipiam et nomen Domini invocabo».

Con queste ed altre simili espressioni andava la povera anima mia implorando il divino aiuto: «Mio Dio», dicevo, «degnatevi di non abbandonarmi in questo doloroso conflitto, mentre dubito di essere pervertita dai miei nemici e di mancarvi di fedeltà». Piangevo e sospiravo per il timore di essere infedele al mio Dio.

Trovandomi in questa forte derilizione di spirito, mi apparve nuovamente l’amorosissimo mio Signore, riempiendomi di consolazione con la sua amabilissima presenza, così nuovamente prese a parlarmi: «Figlia diletta mia, allontana da te il soverchio timore. Io ti prometto la particolare assistenza della mia grazia. Io sarò sempre con te, e se io sono con te, chi sarà contro di te? chi ti potrà nuocere? e chi mai ti potrà sovrastare? Dunque, fatti coraggio e non dubitare, fìdati di me. Io ti prometto, da quel Dio che sono, di farti riportare la compiuta vittoria dei tuoi nemici».

Quale consolazione recasse alla povera anima mia una tale promessa, e qual forza e coraggio prendessi contro i miei nemici non è possibile poterlo spiegare. Affidata alle parole immancabili della divina Sapienza, si degnò Dio in quell’istante di comunicarmi il dono della fortezza e della scienza, per poter vincere e superare i miei nemici. Si degnò darmi un lume straordinario di propria cognizione e di basso concetto di me stessa, perché il nemico infernale non potesse né abbattermi, né vincermi con dettami della sua superbia.

 




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