In questo stato di cose, mi si fece vedere
l’umanità santissima di Gesù Cristo, che con voce piacevole così mi parlò: «Figlia
benedetta dal mio Padre, è molto piacevole a me la tua preghiera, non ti
stancare, prosegui con fiducia a pregare: la tua preghiera ed il tuo
sacrificio, unito ai miei meriti, placheranno il suo giustissimo sdegno. Fatti
coraggio! l’eterno mio Padre non è sdegnato con te. Prosegui con fervore a
pregare, che otterrai quanto brami e desideri. Ma prepàrati, o mia figlia, a
patire grandi cose per amor mio. Dovrai sostenere una forte battaglia con la
potestà delle tenebre, questi faranno grande forza per sopraffarti, servendosi
dei supplizi più barbari per affliggere il tuo corpo, i tuoi sensi saranno
abbattuti e tormentati dai più forti patimenti, il tuo spirito dovrà soffrire
una desolazione ed agonia in qualche maniera simile a quella che io patii nella
mia passione e morte. Ma Dio ti prometto la mia particolare assistenza e ti
sovverrò con i miei più particolari favori».
Incoraggiata l’anima mia dalle parole del mio divino Redentore, che con
tanta piacevolezza ed amore mi parlava: «Sì», gli dissi con veracità di spirito
e con amore ardente, «eccomi pronta, Gesù mio, per amor vostro a soffrire
qualunque patimento. Io mi sacrifico ben volentieri; ma chi mi darà coraggio di
sostenere la forte battaglia contro i miei nemici? Mentre voi mi avete detto
che dovrò in qualche maniera rassomigliarmi a voi in questo patimento, e che
dovrò sostenere una desolazione di spirito ed un’agonia mortale, e in questo
stato di cose dovrò sostenere la forte battaglia con la potestà delle tenebre,
io che sono la creatura più vile della terra, tanto abominevole per tanti
peccati commessi? Io che altro non merito che l’inferno, per essere peggiore
dei demoni medesimi, avendo oltraggiato con tanti peccati la vostra divina
maestà. E come potrò io sostenere con le deboli mie forze una simile battaglia?
Mio Dio, dubito di me stessa e temo di arrendermi alle voglie del nemico
tentatore».
E con dirotto pianto e con affannosi sospiri esclamavo ed imploravo il
divino aiuto, con queste parole: «Quid
retribuam Domino, pro omnibus qui retribuant mihi? Calicem salutaris accipiam
et nomen Domini invocabo».
Con queste ed altre simili espressioni andava la povera anima mia
implorando il divino aiuto: «Mio Dio», dicevo, «degnatevi di non abbandonarmi
in questo doloroso conflitto, mentre dubito di essere pervertita dai miei
nemici e di mancarvi di fedeltà». Piangevo e sospiravo per il timore di essere
infedele al mio Dio.
Trovandomi in questa forte derilizione di spirito, mi apparve nuovamente
l’amorosissimo mio Signore, riempiendomi di consolazione con la sua
amabilissima presenza, così nuovamente prese a parlarmi: «Figlia diletta mia,
allontana da te il soverchio timore. Io ti prometto la particolare assistenza
della mia grazia. Io sarò sempre con te, e se io sono con te, chi sarà contro
di te? chi ti potrà nuocere? e chi mai ti potrà sovrastare? Dunque, fatti
coraggio e non dubitare, fìdati di me. Io ti prometto, da quel Dio che sono, di
farti riportare la compiuta vittoria dei tuoi nemici».
Quale consolazione recasse alla povera anima mia una tale promessa, e qual
forza e coraggio prendessi contro i miei nemici non è possibile poterlo
spiegare. Affidata alle parole immancabili della divina Sapienza, si degnò Dio
in quell’istante di comunicarmi il dono della fortezza e della scienza, per
poter vincere e superare i miei nemici. Si degnò darmi un lume straordinario di
propria cognizione e di basso concetto di me stessa, perché il nemico infernale
non potesse né abbattermi, né vincermi con dettami della sua superbia.
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