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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 52 – L’AMORE DI DIO DISPREZZATO DAGLI UOMINI
      • 4. Sopraffatta da un male mortale
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4. Sopraffatta da un male mortale

 

In questo stato di cose, fui sopraffatta da un male mortale, che mi privò affatto dei sensi; stetti sempre combattendo dal giorno 18 gennaio 1821 fino al giorno 25 febbraio del medesimo anno. Sicché 17 giorni stetti sempre combattendo e soffrendo i più spietati tormenti.

I professori medici mi avevano spedita affatto, mentre la mia vita, per i gravi patimenti, era ridotta agli ultimi estremi. Per otto giorni continui non potei prendere cibo di sorta alcuna, neppure una stilla d’acqua, nonostante che fosse così abbattuto e derelitto il mio corpo, si vedeva dalle persone assistenti che il mio corpo tutte le ore era così malmenato e strapazzato che muoveva, a chi lo vedeva, grandissima compassione. Permetteva Dio, per accrescimento dei miei patimenti, di non riconoscere neppure il mio padre spirituale, che ad ogni istante si trovava presente, per darmi, con l’autorevole suo comando qualche conforto, mentre era ben noto al suddetto mio padre, la causa di questo mio grave patimento. Non mancò il lodato padre di aiutarmi in questo tempo con le preghiere e ferventi orazioni e comandi precettivi allo spirito delle tenebre, giacché io ero incapace di conoscere la sua voce, mentre per i gravi patimenti avevo perduto l’umana sensazione. Non mancò il suddetto mio padre di avvisare il medico curante che non avesse adoperato l’umana medicina, mentre ad altro non servirebbe che per aggravare il mio patimento.

A questo avviso il prudente dottore non mise in pratica che quei rimedi che credette opportuno, per sollevare in qualche maniera la mia umanità.

Non sto qui a dire quello che in questi giorni seguì nella mia casa, che per essere tutta circondata dai maligni spiriti, questi altro non facevano che mettere in somma confusione tutti i miei parenti, che erano tutti accorsi, per riparare alla mia grave malattia. Tra questi nasceva molta disparità di pareri, e così facevano una grande confusione. E questo tutto era per istigazione dei maligni spiriti. Io chiaramente distinguevo la causa della loro confusione, ma non la potevo riparare, servendomi questo ancora di sommo patimento.

 




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