Riprendo
il filo del racconto. Goduto
dunque di questo grandissimo bene veramente inarrabile, con il quale fu
ristorato il mio spirito ed il mio corpo, ma non finirono qui i miei patimenti
e le sevizie del maligno tentatore. Dovetti soffrire un altro martirio molto
crudele, che mi fece spasimare per vari giorni e varie notti; questo fu di
mettermi quei maligni spiriti con somma empietà certe piastrine di ferro molto
calcate dentro le orecchie, servendosi di certi ferri molto appuntiti per
calcarle ben dentro, che per essere le suddette piastrine fini e taglienti,
queste mi davano un dolore tanto grande nelle orecchie, che veniva a darmi uno
spasimo alla testa e al collo, tanto afflittivo che credevo ogni momento di
morire. E mi pare al certo che a tutti questi patimenti non avrei potuto
sopravvivere senza una grazia speciale di Dio, mentre io non ho termini di
spiegarlo, mi fa terrore il solo accennarli. Questi spasimi di morte mi fecero
perdere affatto la ragione, che non conoscevo più i giusti sensi, di più, oltre
a questo, quello che pativo nello spirito non è di mente umana il poterlo
comprendere né immaginare, né io che l’ho provato il poterlo ridire.
Mi comparivano quei maligni spiriti in forma di animali tanto brutti e
spaventevoli che mi davano un terrore terribile, e mi riempivano di sommo
spavento. Queste bruttissime bestie giravano tutta la mia casa, senza però
potersi a me accostare né darmi alcuna molestia, ma la mia maggiore afflizione
era di vedere queste brutte bestie che inseguivano continuamente le mie due
figliole, che mi assistevano. Questo era per me di somma afflizione che le
avrei volute sempre tenere al mio fianco, accanto al mio letto, per timore che
quando partivano dalla mia camera dubitavo sempre di qualche sinistro
avvenimento, perché vedevo quei bruttissimi animali che gli andavano appresso
per offenderle. Io in questi casi tenevo il crocifisso nelle mani e la reliquia
della santissima croce, raccomandandomi caldamente al Signore acciò le avesse
liberate dalle insidie di quegli animali così feroci, cioè dalle insidie di
quegli spiriti maligni.
Non mancò il mio amorosissimo Dio di aiutarmi e di soccorrermi con i suoi
speciali favori per così darmi forza e coraggio, per sostenere la fierissima
battaglia, e per riportarne la compiuta vittoria, come il mio Dio già mi aveva
promesso.
Affidata alla sua immancabile promessa, mi rendevo forte ed invincibile, ad
onta di ogni patimento; sentivo maggiore ansietà di viepiù patire per la maggior
gloria del mio Dio, per il quale sentivo ardere nel mio cuore la viva fiamma
della santa carità. Sentivo grande impegno di sostenere la santa Chiesa
cattolica e tutto il Cristianesimo, a costo della propria vita. A questo
oggetto facevo fervide preghiere, ed unendo il mio patire ai forti patimenti di
Gesù Cristo, Signor nostro, e siccome Dio si degnava per sua infinita bontà
gradire ed accettare il mio patire e mi prometteva di dar luogo alla sua
infinita misericordia, di non castigare severamente il Cristianesimo, come già
aveva determinato, come già si è detto nei passati fogli. Questa promessa tanto
m’incoraggiava che tenevo per bene impiegato di patire assai di più, di maniera
che mai mi lamentai né mostrai il minimo atto d’impazienza, ma il tutto soffrivo
con molta sofferenza. Questo mi è stato detto da quelle persone che mi
assistevano, ma senza di questo, dicono che molto bene si avvedevano quanto
grande fosse il male che io soffrivo.
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