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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

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  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 53 – I SUPPLIZI DEGLI SPIRITI MALIGNI
      • 7. Consigli di Elisabetta a Pio VII
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7. Consigli di Elisabetta a Pio VII

 

A questo proposito dissi al mio confessore che vedesse di far sapere al Santo Padre che non si facesse sopraffare dalle persuasive di quelli che lo consigliavano e sollecitavano alla partenza, ma che fosse restato in Roma, che la misericordia di Dio avrebbe trionfato sopra i nostri nemici.

Prudentemente mi rispose il mio padre spirituale che questo avvertimento non si poteva fare al Santo Padre senza andare incontro a grandi ciarle, mentre era sentimento comune dei politici di mettere in sicuro il Santo Padre col farlo partire da Roma, e che tanto non si sarebbe ottenuto il mio intento, e che si sarebbe dovuto manifestare quello che molto premeva di tenersi occulto.

Io mi persuasi di questa giusta ragione, mi disse però che avessi fatto fervide preghiere al Signore, acciò gli avesse dato lume di conoscere l’inganno per disprezzare tutti gli umani consigli, e così potesse deliberare di sua propria libertà e volontà di non partire da Roma. A questo saggio consiglio del mio direttore mi misi con tutto l’impegno a pregare il mio amorosissimo Dio, che non avendo io mezzi umani di avvisare il Santo Padre, avesse con la sua infinita sapienza trovato il modo di avvisarlo.

Ben presto si degnò il mio Dio di esaudire le mie povere preghiere. Ecco che ad un tratto diede Dio tanto di agilità al mio spirito, che poté in un momento penetrare il Palazzo del Quirinale e poté liberamente parlare spiritualmente per via di intelligenza manifestare al Santo Padre i miei sentimenti dettati dallo Spirito del Signore, e così dargli tutti quei documenti che credevo necessari per la sua permanenza in Roma. E difatti puntualmente mise in pratica quanto il povero mio spirito gli aveva manifestato. Nonostante tutti i consigli e le grandi persuasive, e la carrozza che era già attaccata per farlo partire, lasciò tutti i consiglieri, e disse che in luogo di partire voleva andare a riposare, e che non voleva partire a nessun costo.

Questa improvvisa ed inaspettata deliberazione del Santo Padre, guastò ad un tratto tutti i piani già fatti e stabiliti dai maligni settari. Nacque in loro una grande confusione, questo fu un lavoro della grazia del Signore di così confonderli. Sicché le truppe napoletane, invece di avanzare verso Roma, come già avevano determinato, si riempirono di timore precipitosamente e lasciarono le loro medesime fortezze; senza sparare neppure un cannone, si diedero precipitosamente alla fuga.

Le truppe austriache, sentendo questo fatto, avanzarono e senza sparare cannoni, senza combattere, s’impadronirono delle loro fortezze e liberamente andarono a Napoli, benché i napoletani fossero nel numero di cinquantamila soldati. La loro precipitosa fuga ad altro non si può attribuire che ad una grande misericordia di Dio, che volle così risparmiare la vita a molte migliaia di persone. Così la povera città di Roma restò libera da questa terribile invasione, che sarebbe stata il principio delle funeste nostre sciagure e terribili tribolazioni. Eppure, chi lo crederebbe? questo portentoso prodigio, operato dalla misericordia di Dio, da pochi si conosce e si confessa. Oh santa fede, quanto sei oscurata ai tempi nostri, lume, mio Dio, lume vi chiedo.

 




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