A questo proposito dissi al mio confessore
che vedesse di far sapere al Santo Padre che non si facesse sopraffare dalle persuasive
di quelli che lo consigliavano e sollecitavano alla partenza, ma che fosse
restato in Roma, che la misericordia di Dio avrebbe trionfato sopra i nostri
nemici.
Prudentemente mi rispose il mio padre spirituale che questo avvertimento
non si poteva fare al Santo Padre senza andare incontro a grandi ciarle, mentre
era sentimento comune dei politici di mettere in sicuro il Santo Padre col
farlo partire da Roma, e che tanto non si sarebbe ottenuto il mio intento, e
che si sarebbe dovuto manifestare quello che molto premeva di tenersi occulto.
Io mi persuasi di questa giusta ragione, mi disse però che avessi fatto
fervide preghiere al Signore, acciò gli avesse dato lume di conoscere l’inganno
per disprezzare tutti gli umani consigli, e così potesse deliberare di sua
propria libertà e volontà di non partire da Roma. A questo saggio consiglio del
mio direttore mi misi con tutto l’impegno a pregare il mio amorosissimo Dio,
che non avendo io mezzi umani di avvisare il Santo Padre, avesse con la sua
infinita sapienza trovato il modo di avvisarlo.
Ben presto si degnò il mio Dio di esaudire le mie povere preghiere. Ecco
che ad un tratto diede Dio tanto di agilità al mio spirito, che poté in un
momento penetrare il Palazzo del Quirinale e poté liberamente parlare
spiritualmente per via di intelligenza manifestare al Santo Padre i miei
sentimenti dettati dallo Spirito del Signore, e così dargli tutti quei
documenti che credevo necessari per la sua permanenza in Roma. E difatti
puntualmente mise in pratica quanto il povero mio spirito gli aveva
manifestato. Nonostante tutti i consigli e le grandi persuasive, e la carrozza
che era già attaccata per farlo partire, lasciò tutti i consiglieri, e disse
che in luogo di partire voleva andare a riposare, e che non voleva partire a
nessun costo.
Questa improvvisa ed inaspettata deliberazione del Santo Padre, guastò ad
un tratto tutti i piani già fatti e stabiliti dai maligni settari. Nacque in
loro una grande confusione, questo fu un lavoro della grazia del Signore di
così confonderli. Sicché le truppe napoletane, invece di avanzare verso Roma,
come già avevano determinato, si riempirono di timore precipitosamente e
lasciarono le loro medesime fortezze; senza sparare neppure un cannone, si
diedero precipitosamente alla fuga.
Le truppe austriache, sentendo questo fatto, avanzarono e senza sparare
cannoni, senza combattere, s’impadronirono delle loro fortezze e liberamente
andarono a Napoli, benché i napoletani fossero nel numero di cinquantamila
soldati. La loro precipitosa fuga ad altro non si può attribuire che ad una
grande misericordia di Dio, che volle così risparmiare la vita a molte migliaia
di persone. Così la povera città di Roma restò libera da questa terribile
invasione, che sarebbe stata il principio delle funeste nostre sciagure e
terribili tribolazioni. Eppure, chi lo crederebbe? questo portentoso prodigio,
operato dalla misericordia di Dio, da pochi si conosce e si confessa. Oh santa
fede, quanto sei oscurata ai tempi nostri, lume, mio Dio, lume vi chiedo.
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