L’umanità santissima di Gesù Cristo era
unita alla sua divinità, sicché la povera anima mia si trovò alla presenza
dell’augustissima Trinità, godendo di questo altissimo ed incomprensibilissimo
mistero, fui subito tutta assorta in Dio. Restarono estatiche le potenze
dell’anima mia, un torrente di gaudio di paradiso inondò il mio spirito. Qual
profonda riverenza ed ossequioso rispetto sentivo in tutta me stessa, quale
stupore, qual meraviglia, io non ho termini sufficienti di poterlo spiegare,
quale magnificenza, quale altezza porta con sé questo altissimo e profondissimo
mistero. Dico altissimo e profondissimo, perché la sua triplicità immensa
contiene tutto l’infinito suo essere e tutte le sue divine perfezioni sono
racchiuse in questo altissimo mistero.
In questa estasi prodigiosa e meravigliosa insieme, dico prodigiosa e
meravigliosa estasi, perché avanti alla tremenda maestà di Dio, mi pareva di
essere un piccolissimo insetto della terra. La sua infinita grandezza, con
l’estremità della mia somma bassezza tanto altamente mi confondeva e mi
annientava. Questo contrapposto così dissonante mi faceva conoscere l’alta
bontà di Dio nell’avermi tanto innalzata sopra me stessa.
Oh qual profondo di umiltà sentivo nell’anima mia, quale annientamento di
me stessa sentivo alla sua divina presenza. Il suo benigno sguardo era sopra
questo misero insetto, comunicandomi e manifestandomi i suoi divini sentimenti
e le sue divine determinazioni. Mi diede a conoscere grandi cose riguardanti la
Chiesa militante; tutto questo non fu con parole sensibili, ma per cognizione
intellettuale ed intima penetrazione: Dio mi manifestava la sua divina volontà
per via di intelligenza. Così mi diceva senza parlarmi, ma in assai più chiaro
modo che se mi avesse parlato sensibilmente.
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