Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 54 – GRAVI PATIMENTI E FAVORI DIVINI
      • 5. «Riformerò il mio popolo e la mia Chiesa»
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

5. «Riformerò il mio popolo e la mia Chiesa»

 

Ecco le sue divine espressioni: «Mia diletta figlia, hai vinto! il tuo sacrificio costante e forte ha fatto violenza alla mia irritata giustizia. Per l’amore che ti porto, altra determinazione prendo, e in luogo di castigare severamente tutto il mondo, come avevo determinato, sospendo per ora il severo castigo e do luogo alla mia misericordia. Mia diletta figlia, voglio compiacerti con l’appagare i tuoi santi desideri, voglio pagarti quello che patisti per amor mio. Rallegrati, o figlia, oggetto delle mie compiacenze. Non più disperso sarà il Cristianesimo, né Roma priva sarà di possedere il tesoro della cattedra dell’infallibile verità di Chiesa santa. Io riformerò il mio popolo e la mia Chiesa. Manderò zelanti sacerdoti a predicare la mia fede, formerò un nuovo apostolato, manderò il mio divino Spirito a rinnovare la terra.Riformerò gli Ordini religiosi per mezzo di nuovi riformatori santi e dotti, e tutti possederanno lo spirito del mio diletto figlio Ignazio di Loyola. Darò un nuovo pastore alla mia Chiesa, dotto e santo, ripieno del mio spirito, con il suo santo zelo riformerà il gregge di Gesù Cristo».

Mi diede a conoscere molte altre cose concernenti questa riforma, vari sovrani che sosterranno la santa Chiesa cattolica e saranno veri cattolici. Depositando i loro scettri e corone ai piedi del Santo Padre, vicario di Gesù Cristo, vari regni lasceranno i loro errori e torneranno nel seno della cattolica fede. Intere popolazioni si convertiranno e riconosceranno per vera religione la fede di Gesù Cristo. Cose tutte che in quei momenti potevo tutte con chiarezza accennare, ma, siccome Dio non vuole che siano manifeste le sue divine determinazioni, fece sì che io in quel tempo non riconoscessi il mio proprio confessore e direttore, come in appresso dirò ed ho già detto nei passati fogli.

In quei momenti molte cose potevo dire nella maniera che seguirà la suddetta riforma. Mentre Dio, se mi è lecito il dirlo, per sua infinita bontà, si degnò ammettere a consiglio la povera anima mia col manifestarle le sue divine determinazioni riguardanti questa grande opera. Non so se il mio modo di parlare sia troppo ardito, ma non mi diparto dalla verità dell’accaduto fatto, e lo scrivo, a maggior gloria di Dio e a maggior mia confusione, con tutta l’ingenuità del povero mio cuore, come ho usato nei poveri miei scritti, che non ho mai declinato dalla pura verità. Ciò nonostante mi faccio un dovere di tutto assoggettare al savio parere di vostra paternità reverendissima, attendendone con utile e rispettosa soggezione la savia sua approvazione o disapprovazione, assoggettando il mio intelletto al rettissimo suo consiglio.

Conoscevo dunque le divine determinazioni di Dio, i suoi rettissimi giudizi, tutto vedevo, tutto conoscevo chiarissimamente e il tutto approvavo per giusto, santo e retto: ecco come trionfano i tre divini attributi di un Dio trino ed uno, che in tutto si glorifica in se stesso. Questa cognizione, questa penetrazione di Dio fece sì che la povera anima mia altamente si compiacesse dell’infinita immensità di Dio, e così si perdeva affatto nella sua divina immensità, e l’anima mia perdeva la qualità del suo proprio essere e si trasformava tutta in Dio; come si perderebbe e trasformerebbe una piccola goccia di vino in mezzo al vasto mare, questa goccia più non si troverebbe. In modo più speciale e senza paragone assai più sublime, si trasformò la povera anima mia in Dio; senza paragone, assai più unita e medesimata, senza però poterlo spiegarecomprenderlo per la sua sublimità e grandezza.

Dio, per giusti suoi giudizi, non vuole che si manifestino le sue divine determinazioni, e bene mi avvedo che sia così, perché, di tutto quello che mi manifestò con tanta chiarezza di questa riforma che sta per fare, io ne sapevo tutte le minime circostanze che, quando guardavo il letto, ne parlavo con tanta chiarezza con la mia figliola minore, e adesso che scrivo né io né la suddetta lo ricordiamo, perché Dio le ha cancellate dalla nostra mente, l’anima mia le tiene queste determinazioni di Dio, come in sé racchiuse, senza poterle manifestare, quello che posso dire, però, è che questa grande opera non si farà senza un grande sconvolgimento di tutto il mondo, di tutte le popolazioni, ancora di tutto il clero secolare e regolare, di tutte le corporazioni religiose dell’uno e dell’altro sesso, dovendo tutte essere riformate, secondo lo Spirito del Signore ed i dettami delle primitive regole dei loro santi fondatori ed istitutori.

Non dubito punto però che a suo tempo e luogo, quante volte a Dio piaccia, possa il mio spirito manifestare tutto ciò che Dio si degnò manifestarmi intorno a questa riforma, e allora, con umile e rispettosa soggezione, comunicherò a vostra paternità reverendissima i sentimenti dello Spirito del Signore.

In quel tempo che ero così illuminata, parlando con la suddetta mia figlia minore, le dicevo: «Adesso vi dico tante belle cose, perché il Signore mi tiene aperto, davanti agli occhi della mente, il libro della divina sapienza, sicché, io leggo quello che parlo; ma quando si chiuderà questo libro, io non potrò dirvi più niente di tante belle cose che ora vi dico».

E difatti fu così, chiuso il libro, le dicevo: «Figlia, voi siete desiderosa di sentire le divine scienze, riguardanti i sovrani misteri della nostra santa fede e dell’infinito amore che Dio porta a noi poveri peccatori, vorreste proseguire ad udire le belle cose che vi dicevo negli scorsi giorni. Il libro è chiuso, io non posso più leggere, e niente più di quello che ho detto posso dirvi. Quando il Signore tornerà, per sua bontà, ad aprirmi il libro della divina sapienza, allora, se Dio lo vorrà, tornerò a parlare e dirò tutto quello che lui vuole. Figliola mia», le soggiunsi piangendo, «pregate Dio per me, perché io non tradisca il suo santo amore con qualche grave colpa, ditegli che mi levi la vita se non l’ho da amare con tutta l’ampiezza del mio povero cuore». Così finì il mio discorso in quella giornata con la suddetta figlia. Si concentrò il mio spirito in Dio, godendo nell’ intimo dell’anima la divina scienza, che si degnava Dio trascendere nell’intimo del mio cuore, inebriandolo del suo divino amore.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL