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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

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  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 55 – VERA SEGUACE DI GESÙ NAZARENO
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55 – VERA SEGUACE DI GESÙ NAZARENO

 

Avverto che a questo cartolaro deve aggiungersi un altro cartolaro, dove si riportano altri fatti e si termine a tutto l’accaduto di questa diabolica battaglia, sostenuta a maggior gloria di Dio contro la potestà delle tenebre. (vedi pagina 692)

Per mezzo di illustrazioni divine io conoscevo chiarissimamente tutte queste trame, e non altro facevo dal mio letto, semiviva dai grandi strapazzi sofferti, che poi terminerò di raccontare; altro dunque non facevo dal mio letto, di raccomandare al Signore la santa Chiesa e il sommo Pontefice, perché Dio gli avesse dato lume di non partire da Roma.

Dissi al mio confessore che vedesse di far sapere al Santo Padre che non si facesse sopraffare dalle persuasive di quelli che lo consigliavano e sollecitavano alla partenza, ma che fosse restato in Roma, che la misericordia di Dio avrebbe trionfato sopra i nostri nemici.

Prudentemente mi rispose il mio padre spirituale che questo avvertimento non si poteva fare al Santo Padre senza andare incontro a grandi ciarle, mentre era sentimento comune dei politici di mettere in sicuro il Santo Padre col farlo partire da Roma, e che tanto non si sarebbe ottenuto l’intento e che si sarebbe dovuto manifestare quello che molto premeva di tenere occulto.

Io mi persuasi di questa giusta ragione, mi disse però che avessi fatto fervide preghiere al Signore, affinché gli avesse dato lume di conoscere l’inganno, per disprezzare tutti gli umani consigli, e così potesse deliberare di sua propria libertà e volontà di non partire da Roma.

A questo saggio consiglio del mio direttore, mi misi con tutto l’impegno a pregare il mio amorosissimo Dio, che non avendo io mezzi umani di avvisare il Santo Padre, avesse pensato con la sua infinita sapienza il modo di avvisarlo.

Ben presto si degnò il mio Dio di esaudire la mia povera preghiera. Ecco che ad un tratto diede Dio tanto di agilità al mio spirito che poté penetare il Palazzo del Quirinale, e poté il mio spirito parlare spiritualmente con il Santo Padre e dargli tutti quei documenti che credeva necessari per la sua permanenza in Roma. E difatti puntualmente mise in pratica quanto il povero mio spirito gli aveva detto, nonostante tutti i consigli e le grandi persuasive, e la carrozza che era di già attaccata per farlo partire, lasciò tutti i consiglieri e disse che invece di partire voleva andare a riposare, e che non voleva partire a nessun costo.

Questa improvvisa ed inaspettata deliberazione del Santo Padre guastò ad un tratto tutti i piani già fatti e stabiliti dai maligni settari, e nacque in loro una grande confusione, sicché le truppe napoletane invece di avanzare si riempirono di timore e si ritirarono, e lasciarono le fortezze senza sparare un cannone. Le truppe austriache senza combattere si impadronirono delle loro fortezze e poterono andare in Napoli senza sparare un cannone, mentre i Napoletani, benché fossero nel numero di cinquantamila, si dettero alla fuga.

Così la misericordia di Dio risparmiò la vita a molte migliaia di persone, e così la povera città di Roma restò libera da questa invasione. Certamente questo non si può altro che attribuirlo ad una grande misericordia di Dio. Eppur, chi lo crederebbe, da pochi si conosce e si confessa questa verità.

 




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