Racconto un fatto che sempre ho taciuto, e adesso
per obbedienza lo riporto in questi fogli, per averlo trascurato a suo luogo.
In occasione che il nostro Santo Padre, papa Pio Settimo, si era portato in
villeggiatura a Castel Gandolfo, ebbe la disgrazia di cadere nella sua camera,
ed attesa la percossa stette molto male. Questo fu dell’anno 1816 o dell’anno
1817, salvo il vero, perché adesso precisamente non mi ricordo. Si stava in timore
che perdesse la vita, non si mancava di pregare il Signore per la sua
conservazione e guarigione. Avendo io amicizia con una donna, che era in casa
di un prelato molto familiare al Santo Padre, per il suo impiego, pregando
dunque caldamente il Signore per la sua guarigione, mi intesi ispirata di
inviare a questa medesima donna una piccola bottiglietta di acqua di Gesù
Nazareno, unita ad una mia lettera, dove la pregavo di vedere di far prendere
quell’acqua benedetta al Santo Padre.
Questo buon prelato non credette conveniente di darla, per il timore che si
fosse formato qualche sospetto da quelli che lo assistevano, per essere molto
gelosa la vita del sovrano.
Stando in orazione, conobbi tutte queste difficoltà, sicché mi raccomandai
caldamente al Signore che avesse provveduto, con tratto della sua divina
sapienza, alla guarigione del Santo Padre.
Fatta la preghiera mi alienai dai sensi, e il mio spirito ad un tratto si
trovò a Castel Gandolfo, nella stanza dove era il Santo Padre malato, dove vidi
un bello splendore di chiarissima luce, nel mezzo della quale vedevo i santi Re
magi che, presa la bottiglietta dell’acqua benedetta, che io avevo mandato alla
suddetta mia amica, questi santi Re si degnarono con le proprie mani di dare a
bere di quell’acqua al Santo Padre. Ed infatti in pochi giorni si sentì la sua
guarigione.
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