Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 55 – VERA SEGUACE DI GESÙ NAZARENO
      • 3. Il motivo della persecuzione demoniaca
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

3. Il motivo della persecuzione demoniaca

 

Prendo nuovamente a raccontare gli altri patimenti sofferti nella suddetta sanguinosa battaglia, e pongo fine a questo afflittivo fatto senza più stancare la sofferenza di chi legge, come ancora liberarmi dal tedio che mi reca questo racconto.

Venne dunque in mente ad uno di quei maligni spiriti, che a gran folla si trattenevano burlandomi, offendendomi e con scherni insultavano la mia pazienza, compiacendosi di avermi inchiodata sopra una croce con tanta crudeltà, si rallegravano di avermi ridotto in quel deplorabile stato. Costui disse ad alta voce: «Gli manca il titolo per cui l’abbiamo così ridotta», tutti gli altri con grida di consolazione a viva voce gridavano: «Ha ragione, ha ragione, gli manca il titolo, gli manca il titolo», e così dicendo viepiù m’insultavano dicendomi: «Un’altra pena ti aspetta, presto si affretti, presto si affretti». Ed intanto presero una tavoletta dove era scritto a lettere maiuscole: Questa è vera seguace di Gesù Nazareno. Tutti quei maligni spiriti rispondevano ad alta voce: «Questo è il motivo per cui la perseguitiamo». Ed intanto, presa una pesante mazza di ferro ad uso di martello, con grosso chiodo dalla punta acutissima, nei miei piedi, già trafitti, con spasimo crudele lo affissero. A quegli spietati colpi credetti propriamente di finire la vita, per l’acerbità del dolore; fui, per l’eccessivo dolore, sopraffatta da un deliquio mortale.

In quel tempo fui visitata dal mio Dio, e la celeste consolazione mi restituì la vita, perché mi pareva veramente di essere propriamente morta affatto. Ma quando tornai in me stessa non mi potevo dare a credere che il mio corpo fosse sano e senza alcuna lesione. Mi guardavo le mani, mi guardavo i piedi, che trovai tutti sani e senza alcun dolore. Un torrente di consolazione celeste inondava la povera anima mia, un gaudio di paradiso scorreva nel mio cuore e ne partecipava ancora il mio corpo, in maniera che mi sentivo rinvigorita e tanto contenta che mi mettevo a cantare le canzoncine più belle riguardanti l’amore di Dio.

La grande carità che sentivo nello spirito mi necessitava di parlare del santo amore di Dio, questo lo facevo con tanto affetto e fervore che ben tosto chi mi ascoltava piangeva di tenerezza, segnatamente la mia figliola minore che sempre si tratteneva perennemente accanto al mio letto. Questa, più delle altre persone assistenti, si avvedeva del tutto e ne provava in sé i buoni effetti, la quale mi ha confidato che la mia malattia le è stata più fruttuosa per il suo spirito che gli esercizi spirituali. Mentre io non mancavo, in questo tempo, di darle i più chiari sentimenti dell’amore grande che ci porta Dio. Specialmente parlavo della passione e morte di Gesù Cristo con tanto amore, tanta dolcezza, tanta scienza, e ci trovavo tutto il pascolo spirituale che mai dire si possa.

In queste sette parole trovavo i sette doni dello Spirito Santo, che mi dava grazia di interpretare l’altezza di queste divine parole, che contengono tutta la vita cristiana e la vera perfezione. Oh quale e quanto impegno sentiva il mio cuore di potere insegnare a tutti queste celesti dottrine, così persuader tutti a lasciare i vizi e le basse cose della terra, e così fare che tutti fossero veri seguaci di Gesù crocifisso.

Non terminarono qui i miei patimenti, sebbene questo fosse l’ultimo supplizio che mi dettero quegli infernali nemici; ma, non potendo più molestare il mio corpo, perché il mio Dio per sua bontà più non glielo permise, inventarono un’altra malizia del tutto diabolica per affliggere barbaramente il povero mio spirito. Questa trama me la ordirono fino dai primi giorni di questo funesto mio combattimento. Funesto per loro, ma non per me, perché mediante la divina grazia restai di loro vittoriosa, gloriosa, senza mai arrendermi alle loro voglie e superando con fortezza e costanza la loro barbara crudeltà, confessando, in mezzo a quei barbari patimenti, la fede di Gesù Cristo, compiacendomi altamente di essere così straziata per mantenermi fedele seguace di Gesù crocifisso, nel quale ho posto tutta la mia speranza e fiducia.

Nella sua onnipotenza sono certa e sicura di riportare la compiuta vittoria. Così dicevo, con grande coraggio, insultando la potestà delle tenebre: «A te, o Satanasso», dicevo, «mancheranno tormenti per affliggermi, verrà meno la tua crudeltà, ma a me non mancherà fortezza di superare e disprezzare la tua tirannia. Non potrai alterare neppure un momento la mia volontà, non potrai al certo cancellare Dio dal mio cuore. A questo onnipotente Dio ho giurato e giuro la mia fedeltà, e mediante la sua divina grazia spero di essere fedele fino all’ultimo respiro della mia vita».

Con queste ed altre simili parole confondevo la baldanza di questi infernali nemici.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL