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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 56 – CONTINUA LA SANGUINOSA BATTAGLIA
      • 1. Un demonio negromante
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56 – CONTINUA LA SANGUINOSA BATTAGLIA

 

1. Un demonio negromante

 

Riprendo il filo del racconto. La trama maliziosa, ordita fino dai primi giorni, fu che un demonio, sotto la forma di negromante, si mise sopra la porta della mia camera di guardia per tentare tutti quelli che nella mia camera entravano. Si serviva costui di certo fumo, che tramandava dalla sua bocca, che a bella posta affumicava tutti quelli che entravano. Quel fumo oscurava i loro intelletti e li rendeva incapaci di distinguere i giusti sensi. Tutti questi interpretavano a sinistro senso il mio male e facevano una confusione fra loro per la varietà dei pareri. Questa era un’arte fatta per accrescimento delle mie pene, perché io tutto vedevo e conoscevo, donde derivava la loro confusione e dissonanza di pareri.

La mia figlia minore non ignorava questo fatto, mentre io gliene avevo fatto la confidenza, in maniera che, quando qualcuno entrava, io le dicevo: «Oh, quanto è affumicato questo tale, adesso sentirete quanti diverbi e confusioni succederanno». E di fatto seguiva così. Tutto questo era per istigazione di quel demonio negromante, che assiduamente si tratteneva sulla porta della mia camera, per fare che tutti quelli che mi venivano a visitare, in luogo di giovarmi, mi avessero maggiormente gravata, con l’interpretare a sinistro senso il mio male, e fare per questo grande confusione, con sommo pregiudizio della mia salute e con pericolo, ancora, della mia vita.

Oltre di che era tanto forte l’istigazione che varie persone, sopraffatte dalla tentazione del demonio, non ebbero difficoltà a dire che questo mio male era tutta una mia finzione. Altre persone, egualmente tentate, dicevano che ero pazza. Altre persone bugiardamente dicevano cose che io mai feci, né dissi.

I miei parenti, istigati dal tentatore, molto più degli altri tentati, non tentavano altro che la mia rovina spirituale e temporale. Mentre, offuscati nelle idee, cercavano di applicarmi i più forti rimedi per potermi guarire, non si avvedevano che fabbricavano la mia rovina.

Per istigazione del detto demonio negromante uno dei miei fratelli, per zelo male inteso, non ebbe difficoltà di intessere tre grosse corde, a guisa che si legano i tori e le bufale, con queste corde bestiali pretendeva di legarmi, perché, mediante un’illustrazione interna datami da Dio, mi volli alzare dal letto e con l’asperges e acqua santa andavo benedicendo tutta la mia casa. Accompagnata dalle mie due figlie andavo nel nome di Dio fugando tutti quei maligni spiriti, che avevano preso possesso della mia casa, e così ne andavo io riprendendone il possesso. Di tratto in tratto mi dava Dio a conoscere, come infatti seguì, quello che dovevo fare per fugare tutti questi demoni, ed io, mediante la sua divina grazia, adempivo puntualmente la divina ispirazione, camminando per la casa, sempre accompagnata ora da una figlia ed ora da tutt’e due. Queste furono testimoni oculari di tutte le mie operazioni, che per istigazione del demonio erano non solo interpretate a sinistro senso, ma ancora, malignate con delle false menzogne, tanto dai miei parenti, segnatamente dal surriferito fratello, autore delle ben grosse corde, come da una donna di servizio, che era contro di me, veramente allucinata dal demonio.

 




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