Torno un passo indietro per raccontare
un’altra circostanza che avevo dimenticato. Prima di farmi leggere la passione
di Gesù Cristo, come pocanzi ho detto, seguì un altro fatto. Sento un’interna
ispirazione, mi alzo da sedere e vado nella camera opposta, guardo sotto di una
tela dove trovo le tre corde preparate per legarmi. Le prendo e le porto nella
mia camera e me le pongo in seno rimirando il diabolico supplizio che mi
aspettava. Questa mia operazione, questo mio ritrovato riempì di somma
confusione e di gran timore tutti i miei parenti, e dicevano fra loro: «Chi
gliel’ha mai detto che sotto quella tela c’erano le corde?» E stavano tutti
sbigottiti. La mia figlia minore, illuminata dal Signore, in questo giorno
sempre stette al mio fianco per difendermi, sebbene più volte provarono a
strapparla via con grande violenza; ma questa si attaccava al mio braccio e
diceva: «Ammazzatemi pure, ma mai sarà che io lasci mia madre, sono contenta di
morire al suo fianco».
In questo giorno non si curò neppure di pranzare, per non lasciarmi in
preda a quei fieri manigoldi. In questo tempo non lasciavo di raccomandarmi al
Signore, il quale m’ispirò di bruciare della mollica di pane sopra del fuoco.
Mi feci dare dalla figlia uno scaldino e bruciai la mollica di pane. Io mi
avvedevo chiaramente che quel fumo dileguava in parte la loro tentazione. In
questa mollica bruciata io andavo considerando quando il mio Dio si degnò di
immolarsi umanato sopra il patibolo della croce, consumato dal suo medesimo
fuoco d’amore. Mano a mano che quel misterioso fumo s’innalzava, fiaccava nei
miei parenti la tentazione, ed io sentivo un grande accrescimento di fortezza
con una sicura speranza di vincere e di superare la diabolica malizia, nel nome
dell’altissimo Dio, a cui mi ero tutta dedicata, e ne aspettavo con sicurezza,
dal suo onnipotente braccio, la compiuta vittoria.
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