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TI FARÒ PARTECIPE DELLA MIA POTESTÀ
Riprendo
il filo del racconto.
Come poc’anzi ho detto, stetti altri quindici giorni guardando il letto. Il mio
padre spirituale per sua bontà ogni giorno mi favoriva a celebrare la santa
Messa, e mi somministrò in questi giorni la santissima Comunione. Dovevo
guardare il letto più per la continua alienazione dei sensi che per la naturale
debolezza per le grandi e continue comunicazioni celesti e speciali favori di
Dio.
Si degnava Dio trattenere la povera anima mia in certi colloqui con la sua
divina sapienza, ma così belli, ma così alti ed eleganti che l’anima ne restava
rapita e santamente innamorata, godendo un bene di paradiso. Restava estatica e
tutta assorta in Dio per le alte cognizioni che riceveva, che se in quel tempo
avessi potuto scrivere, avrei detto grandi cose riguardanti l’infinita bontà di
Dio, molto profittevoli e di molta consolazione per le anime che si danno alla
vera sequela di Gesù crocifisso.
Oh quanto sono ricche quelle anime che abbandonando il mondo e la sua vanità, disprezzando se stesse. Cercano solo,
con l’esercizio delle sante virtù, imitare l’umanato Signore e, per quanto sia
possibile, copiare in se stesse i propri suoi lineamenti e del crocifisso, loro
maestro, essere perdute amanti. Questa è la vera ricchezza, questa è la vera
scienza, questa è la nostra vera, verissima nostra felicità.
Riprendo a raccontare come passai i suddetti quindici giorni che dovetti
guardare il letto, alla meglio che mi sarà possibile, proseguirò a manifestare
i divini favori ricevuti, così porrò fine a questo mio racconto, riservandomi,
in fine di questo, di manifestare altri patimenti sofferti in tempo della mia
grave tribolazione poc’anzi detta, volendoli a bella posta tacere per non
essere tanto molesta a chi legge, nel sentire tante barbare sciagure, che mi
pare si renda impossibile che si possano credere da chi legge e da chi ascolta.
Eppure la tribolazione fu assai più maggiore di quello che possa mai da me
dirsi, perché mi mancano i termini per poterlo spiegare. Dio solo, che si degnò
assistermi ed aiutarmi, lui solo comprende quanto fosse il mio patire nella sua
totalità.
Volevo dunque occultarli, ma per espresso comando del mio padre spirituale
mi conviene narrarli alla meglio che so e posso del che farò in fine di questo
racconto dei surriferiti quindici giorni.
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