5. Sei tutta mia
Dopo aver goduto di questo grande bene, il
mio spirito si riempì di santo timore, di potere un giorno perdere questo sommo
bene. Mi rivolsi con umile sentimento verso il mio Dio: «Ah mio Dio, sommo mio
bene, e che mai potrà assicurarmi di possedervi per sempre? Ah, che io vi posso
perdere ad ogni istante! La sola dubiezza altamente mi affligge».
Piangendo dirottamente, compassionavo la bassa e vile mia condizione. Mosso
di me a compassione, l’amorosissimo mio
Dio intimamente così mi parlò: «Rallegrati, o mia diletta figlia che non mi
perderai. Il nodo indissolubile che mi è piaciuto di stringere con l’anima tua
ti rende sicura di possedermi in eterno. Il sacro matrimonio che a me ti
congiunse, le divine nozze che con te celebrai, il possesso del mio talamo che a me intimamente ti unì ti
rendano, questi miei distinti favori, tutta la maggior sicurezza di possedermi.
Sì, mia diletta figlia, sposa mia, amica mia, tutta mia sei e non puoi non
esser mia, perché intimamente a me ti unisti, tu sei una stessa cosa con me per
partecipazione della divina mia grazia».
A queste espressioni così amorose, la povera anima mia, ricordevole di
tutti questi divini favori, che Dio per pura sua bontà si è degnato
compartirmi, come a suo luogo ho scritto questi favori ricevuti dal Signore nei
passati fogli.
Ricordevole, dunque, di questi favori lo ringraziavo incessantemente ed
insieme lo pregavo a degnarsi di non abbandonarmi fino all’altimo punto della
mia vita. Lo pregavo con lacrime abbondantissime, che dagli occhi miei a larga
copia versavo, per la gratitudine e per l’amore che sentivo verso il mio
amorosissimo Dio, lo pregavo con tutto l’affetto del cuore a coronare tutte
queste sue misericordie usatemi per pura sua bontà con la santa virtù della
perseveranza finale.
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