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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 62 – RIPARARE IL DANNO ETERNO DI TANTE ANIME
      • 4. Dio mi si fece vedere sotto forma di Bambino
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4. Dio mi si fece vedere sotto forma di Bambino

 

Il 25 dicembre 1821, vigilia del santo Natale, Dio si degnò di ricreare il mio spirito, ad un tratto sollevarlo da tutte le pene che aveva sofferto negli scorsi giorni, riempiendolo di gaudio celeste, facendomi godere un bene di paradiso, mi si fece vedere sotto la forma di Bambinello, tutto raggiante di splendida luce.

A vista così mirabile e divina, quanto mai restasse la povera anima mia sopraffatta da tanto splendore divino, io non so spiegarlo, quali fossero i miei accenti, quali fossero le mie parole non saprei dirlo, quali fossero gli affetti del povero mio cuore non so di certo rintracciarli, quali e quanti fossero i devoti miei sentimenti verso Dio, non so di certo manifestarlo. Mi umiliai, mi sprofondai nel proprio mio nulla, mi prostrai genuflessa ai suoi piedi, e in spirito e verità tutta al divino infante mi consacrai, tutta a Gesù Bambino mi donai, godendo di una vistaamabile e cara, mi scordai affatto di tutte le miserie di questo basso mondo e di tutti gli abitanti di esso.

Godevo un vero paradiso di contento, che comunicato mi veniva da quella luce inaccessibile e divina. Quando godevo di questo grande bene inarrabile ed incomprensibile, fui sopraffatta da un santo timore di perderlo, ricordandomi di essere ancora viatrice su questa misera terra ed in pericolo di perdere questo gran bene, e perderlo ancora per sernpre.

A questa riflessione qual fosse la pena mia a Dio solo è nota, mentre io non la so esprimere; una dirotta pioggia di lacrime dagli occhi versai, dalla pena che con affannosi sospiri, mi rivolsi al mio Bambinello Signore e gli dissi: «O Gesù mio, chi mi assicura di possedermi per sempre?Voi solo potete darmi questa sicurezza!Ah non tardate più di assicurare il mio povero cuore, voi ben conoscete quanto grande è la pena mia, ah, Gesù caro, vi prego, per l’amore che mi dimostrate nel vostro santo Natale, di darmi la sicurezza che io per sempre vi amerò, sì che vi voglio amare e amare per sempre, e per tutta l’interminabile eternità. Questa grazia la voglio, Gesù mio, non me la negate per carità, perché voi mi vedrete morire ai vostri santissimi piedi, per il grande desiderio che io sento di amarvi».

Con queste ed altre simili espressioni il mio povero cuore era tutto infiammato di santa carità, e così acceso del santo amore di Dio, che più non poteva contenerlo. Ero fuori di me stessa, ed in questa situazione andavo ripetendo: «Gesù mio, datemi la sicurezza di amarvi e di amarvi in eterno. E se per mia somma disgrazia non vi avessi ad amare per l’eternità, vi prego, vi supplico di levarmi la vita in questo momento che per pura vostra misericordia la povera anima mia vi ama e vi ama di cuore. Voi lo vedete, voi lo sapete se in questo momento vi amo! Vi prego di aver pietà del mio cuore, che già per il passato feriste del vostro santo amore».

Fatte queste espressioni, non potendo più reggere, né contenere l’amore e la santa carità che faceva dolce strazio del mio povero cuore, mi abbandonai in braccio del medesimo amore, acciocché facesse dolce scempio di me.

 




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