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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 63 – ALLA SOMMITÀ DELLA GLORIA DI DIO
      • 5. Così Dio parlò alla sua «agnella»
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5. Così Dio parlò alla sua «agnella»

 

Cosicché dal 16 gennaio 1822 fino al primo febbraio del medesimo anno, vale a dire 15 giorni, stette in questa desolazione il mio spirito; il giorno 2, festa della purificazione di Maria Vergine santissima, Dio si degnò di sollevarmi da questa gravissima angustia, col compartirmi un favore celeste che tranquillizzò in un momento il mio povero spirito, afflitto e desolato.

Dopo la santa Comunione, si concentrò il mio spirito, e fu ad un tratto tutto assorto in Dio, in questo tempo, mi trovai in un luogo quanto mai bello e delizioso, che io non so descrivere la sua bellezza, in questo luogo vedevo Dio che si compiaceva e deliziava con la povera anima mia, che sotto la forma di agnelletta tornai a rivedere.

Questa la vedevo tutta risplendente e bella, al collo teneva legata una leggera catena d’oro intarsiata di gemme preziose d’infinito valore. Dio si degnava di tenerla presso di sé, per mezzo di questo nobile e prezioso legame, a sé l’univa, appresso di sé la conduceva, compiacendosi di vederla tanto vicina a lui. Così Dio prese a parlare con la sua agnella: «Rallegrati, o mia diletta, allontana da te il soverchio timore, non vedi che con vincolo indissolubile sei unita a me, non potranno giammai i tuoi nemici separarti da me; vivi sicura. amami con fedeltà: ché il tuo amore saprò abbondantemente premiare nel tempo e nell’eternità».

A queste amorose parole la povera anima mia si annientò in se stessa, e con lacrime abbondantissime, proruppe in accenti di amore ardentissimo verso il suo buon Dio e di umiltà profondissima, confessando la propria miseria e la propria viltà. Attribuendo questo speciale favore all’infinita bontà di Dio, riconoscendomi affatto indegna delle sue divine misericordie.

 

Per tre giorni restò impresso nella mia mente questo favore ricevuto da Dio, e nell’anima ne godetti i buoni effetti. In questi tre giorni, nella santa Comunione, tornavo a vedere la stessa cosa, che Dio, per sua bontà, teneva l’anima mia al suo fianco sotto la forma di agnella, la quale vedevo che in quel luogo vagava di qua e di , per godere l’amenità del delizioso luogo in cui si trovava. La vedevo sempre fissa, rimirando il suo divino pastore, per timore di perderlo di vista e per non privarsi del piacere che sentiva nell’anima di godere la sua amabile presenza, che nel cuore mi destava un amore puro e santo che allontanava ogni desiderio, ogni pensiero mondano e sensibile; questi tre giorni li passai tutta assorta in Dio.

 




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