Cosicché dal dì 16 gennaio 1822 fino al
primo febbraio del medesimo anno, vale a dire 15 giorni, stette in questa
desolazione il mio spirito; il giorno 2, festa della purificazione di Maria
Vergine santissima, Dio si degnò di sollevarmi da questa gravissima angustia, col
compartirmi un favore celeste che tranquillizzò in un momento il mio povero
spirito, afflitto e desolato.
Dopo la santa Comunione, si concentrò il mio spirito, e fu ad un tratto
tutto assorto in Dio, in questo tempo, mi trovai in un luogo quanto mai bello e
delizioso, che io non so descrivere la sua bellezza, in questo luogo vedevo Dio
che si compiaceva e deliziava con la povera anima mia, che sotto la forma di
agnelletta tornai a rivedere.
Questa la vedevo tutta risplendente e bella, al collo teneva legata una
leggera catena d’oro intarsiata di gemme preziose d’infinito valore. Dio si
degnava di tenerla presso di sé, per mezzo di questo nobile e prezioso legame,
a sé l’univa, appresso di sé la conduceva, compiacendosi di vederla tanto
vicina a lui. Così Dio prese a parlare con la sua agnella: «Rallegrati, o mia diletta, allontana da te il soverchio timore, non
vedi che con vincolo indissolubile sei unita a me, non potranno giammai i tuoi
nemici separarti da me; vivi sicura. amami con fedeltà: ché il tuo amore saprò
abbondantemente premiare nel tempo e nell’eternità».
A queste amorose parole la povera anima mia si annientò in se stessa, e con
lacrime abbondantissime, proruppe in accenti di amore ardentissimo verso il suo
buon Dio e di umiltà profondissima, confessando la propria miseria e la propria
viltà. Attribuendo questo speciale favore all’infinita bontà di Dio,
riconoscendomi affatto indegna delle sue divine misericordie.
Per tre giorni restò impresso nella mia mente questo favore ricevuto da
Dio, e nell’anima ne godetti i buoni effetti. In questi tre giorni, nella santa
Comunione, tornavo a vedere la stessa cosa, che Dio, per sua bontà, teneva
l’anima mia al suo fianco sotto la forma di agnella, la quale vedevo che in
quel luogo vagava di qua e di là, per godere l’amenità del delizioso luogo in
cui si trovava. La vedevo sempre fissa, rimirando il suo divino pastore, per
timore di perderlo di vista e per non privarsi del piacere che sentiva
nell’anima di godere la sua amabile presenza, che nel cuore mi destava un amore
puro e santo che allontanava ogni desiderio, ogni pensiero mondano e sensibile;
questi tre giorni li passai tutta assorta in Dio.
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