Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 65 – LE CHIAVI DEL PURGATORIO
      • 1. Insegnamenti di san Giovanni Battista
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

1. Insegnamenti di san Giovanni Battista

 

In questa situazione si trattenne il mio spirito 11 giorni, vale a dire dal giorno 13 fino al 24 giugno 1822, festa del grande precursore santo Giovanni Battista, mio grande protettore ed avvocato.

Nella santa Comunione si concentrò tutto ad un tratto il mio spirito, in questo tempo mi parve trovarmi in una vasta e deliziosa campagna, dove vedevo San Giovanni Battista che mi invitava a salire un alto monte e mi diceva che non mi fossi fermata a godere dell’amenità di quella fiorita campagna, ma che mi fossi campiaciuta di salire l’alpestro monte, che lui mi avrebbe in questo cammino scortata e guidata dalle parole del Santo, l’anima mia lasciò l’amena pianura e obbediente intraprese a salire l’altissimo monte alpestro, andando appresso al Santo che si era fatto mio condottiero, in questo arduo cammino.

Non lasciava il Santo in questo faticoso cammino di dare all’anima santi insegnamenti riguardanti le celesti dottrine facendomi conoscere le vane apparenze dei beni transitori di questo basso mondo, e mi faceva comprendere il pregio grande dei beni eterni.

Alle sue parole si infiammava il mio cuore di carità verso Dio, in guisa tale, che mi mancano i termini di poter spiegare i mirabili effetti che provavo in me di graziagrande; umili grazie rendevo al Santo per avermi istruita ed insieme riempita di carità. I suoi santi insegnamenti io non so ridire, mentre per via d’intelligenza, io comprendevo il suo misterioso parlare, mi fece conoscere quanto ancora mi devo umiliare per avere ricevuti da Dio tanti favori.

Quando fui alla sommità del monte, mi fece vedere quanto l’anima mia per virtù di Dio, si trova distante dalla massa del mondo e quanto si trova vicina a Dio. «Mira», mi disse il Santo, «deh, mira quanto è grande l’infinita bontà di Dio verso di te. Vedi quanto lungi sei da quel vile e basso mondo che contiene tanti viventi, che altro non cercano che le cose vilissime della terra, Dio fu prodigo verso di te. Approfittati della sua particolare grazia, corrispondi fedele all’infinito suo amore, non vedi a quale alto grado ti sublimò?».

Alle sue parole l’anima mia profondamente si umiliò, e restò come estatica fuori di se stessa. Vedendo il mondo che io abito, tanto lontano da me, lo vedevo migliaia di miglia lontano e come sotto i miei piedi, mentre il monte dove io mi trovavo era altissimo, quasi vicino al cielo. Terminato il santo colloquio, mi additò una celletta che era sopra quel monte, dico celletta perché mi manca il termine proprio, e non saprei a qual cosa paragonarla per essere cosa misteriosa e divina. Questo era un luogo di sicurezza per l’anima, dove i nemici, né le proprie passioni mi potevano molestare, questa era tutta di pietra lavorata in maniera che si rendeva impenetrabile. Vi era una piccola porticella, il Santo prima di farmi entrare in essa, mi fece vedere molti angeli che al di fuori la custodivano, poi mi fece entrare nella suddetta e di propria mano chiuse a chiave la porta, facendomi così intendere che non è in mia libertà il sortire da essa.

Nell’entrare in quella beata solitudine intesi ricrearmi lo spirito da dolcezza, e da soavità celestiale e divina, che mi fece ardere ad un tratto il cuore di puro e santo amore. La celletta per essere al di sopra tutta aperta e senza tetto, l’anima mia godeva i benefici influssi del cielo, mi spiego: godeva in qualche maniera la vicinanza di Dio e dei beni celestiali, i quali beni tenevano assorto il mio spirito, in guisa che, per lo spazio di tre giorni non fui capace di cosa alcuna sensibile, mi regolavo per mezzo della medesima grazia di Dio di operare per abito senza la riflessione sensibile, sebbene in questi casi me la passo chiusa nel mio oratorio privato, sortendo da esso, per la pura necessità, servendomi del mezzo termine di sentirmi incomodata.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL