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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 2 – I FREQUENTI FAVORI DEL SIGNORE
      • 5. Da timida pecorella a forte leone contro il demonio
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5. Da timida pecorella a forte leone contro il demonio

 

Correva l’anno 1804, quando il mio Dio mi fece vedere da quale pericolo mi aveva salvato per mezzo della sua infinita misericordia, mi fece vedere in quale stato si era ridotta la povera anima mia per i miei peccati. Mi vidi dunque in una caverna profondissima, afferrata da forti e orrendi giganti, che erano sul momento di uccidermi, mentre mi trovavo distesa sul suolo e questi forti giganti avevano posto il loro forte ginocchio sopra il mio petto, impugnato avevano un tagliente ferro, lo avevano appuntato alla mia gola, erano sul momento di uccidermi. In questo pericolo così eminente, invocai il mio Dio, acciò mi salvasse la vita. Immediatamente vedo apparire una luce chiarissima, all’apparire di questa si misero in fuga i forti giganti. La misera situazione in cui ero non mi permetteva di potermi da me alzare. Proseguo dunque a raccomandarmi al Signore, quando vedo apparire, in mezzo a quella luce forte braccio, nobile mano che mi trasse fuori dal mortale pericolo. Stavo rendendo infinite grazie al mio Dio, e immersa nel pianto, per avere veduto in quale stato mi avevano ridotto i miei peccati, quando sonora voce così mi parla: «Eri già esangue quando ebbi compassione di te. Se la mia misericordia non fosse stata tanto liberale, cosa sarebbe di te?». A queste parole fui sopraffatta da sommo timore.

 

Non tardò il demonio con le sue insidie di desuadermi dall’intrapreso metodo di vita, mentre ad altro attendevo che alla santa orazione, alla pratica delle sante virtù, particolarmente alla mortificazione dei sentimenti, ero molto diligente di mortificare gli occhi, e la gola procuravo di mai soddisfare; quando questo forte nemico mi fece intendere, per mezzo di vive suggestioni, che avessi pure dimesso il pensiero di attendere alla vita spirituale, mentre sarebbero tali e tante le forti tentazioni; persecuzioni e insidie che lui avrebbe ordito contro di me, che vittima sarei restata della sua forza. Le insidie di costui mi rendevano molta pena; perché scioccamente mi dava a credere di non poter resistere alle forti battaglie di questo orgoglioso nemico.

 

Una mattina, dopo ricevuta la santa Comunione, con santa semplicità raccontai tutto a Gesù Cristo, e piangendo gli dicevo: «Gesù mio, sicuramente resterò vinta, Gesù mio, pensateci voi». In questo tempo fu sopito il mio spirito, e il mio caro Gesù mi si diede a vedere sotto forma di pastorello. La povera anima mia la vedevo in forma di pecorella, questo divino pastorello mi chiamava a sé, dopo avermi accarezzato, pose sopra la mia fronte prezioso segno, e mi fece intendere che, per parte di questo segnale, nessuno dei miei nemici mi avrebbe potuto prevalere

Incominciai in quel momento a sperimentare i buoni effetti, intesi in quel momento somministrare al mio spirito forza sufficiente per vincere i miei forti nemici, sicché da timida pecorella passai a possedere la forza di forte leone, armata di fede, di speranza e di carità in quello che tutto regge e governa, io stessa sfidai i miei orgogliosi nemici.

 




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