Il dì 14 ottobre 1822, dopo la santa
Comunione fu il mio spirito favorito dal Signore, con altra grazia, si
concentrò il mio spirito tutto ad un tratto in se stesso, umiliandosi
profondamente; in questo tempo, per mezzo di interna illustrazione, fu chiamato
da Dio a contemplare i divini misteri della nostra redenzione. Ecco una grande
luce che sollevò il mio spirito, e con dolce attrazione a sé lo attrasse, e con
sé lo condusse in una grande altezza, voglio dire altezza di penetrazione e di
intelligenza, benché a me pare in questi casi di trovarmi di persona in luoghi
altissimi, non più ricordando il mondo sensibile.
Attratto dunque il mio spirito da questa divina luce, dolcemente mi
conduceva, e viepiù mi inoltrava nel suo maggior splendore, e sempre più si
accresceva nell’anima l’intelligenza e la cognizione, quando ad un tratto vidi
in mezzo allo splendore il mio bene crocifisso. Ebbra di santo amore, l’anima
verso il suo amato bene si slanciò e così le parlò:
«Amato mio, soccorrimi, deh,
non mi abbandonare, ti prego, Gesù mio, di unirmi alla tua divina umanità, io
risoluta sono di morire crocifissa con te, Gesù mio, umilmente ti abbraccio al
mio cuore, fortemente ti stringo per non separami giammai da te, mi riconosco
indegna di simile favore, ma il nobile tuo cuore son certa che non mi sdegnerà,
cosa sono per dire».
Il crocifisso Signore, con trasporto di amore, così mi parlò: «Aperi mihi cor tuum, soror mea, amica mea,
columba mea, immaculata mea, veni». E con dolce attrazione, tirò a sé il
mio spirito, e così stretta ed unita al lato del crocifisso Signore, l’anima
mia si ritrovò, dal sacro suo costato dolcissimo liquore nell’anima tramandò;
oh nobile bevanda di soavità ripiena, sì nobile, sì cara, cosa al certo più
rara di questa non si dà. Questa riempì il mio cuore di sublime amore e di
profondissima umiltà che io non so spiegare. In dolci e santi affetti passò
l’anima mia nella divina compagnia del crocifisso suo bene. La divina luce viepiù
si faceva maggiore, che il mio Redentore io non lo vidi più. Immersa in
quell’inaccessibile luce, io mi ritrovai allora ripiena di vittoria e di sante
virtù, di umile sentimento, sopraffatto fu il mio cuore dal dolore e
dall’amore, credevo di morire. Altro non posso dire, mi mancano i termini per
potenni di più spiegare. Questa comunicazione mi tenne per più giorni assorta
in Dio.
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