5. Un solo cuore
Passo a narrare un altro fatto seguitomi.
Il dì primo novembre 1822, festa di tutti i Santi, il mio spirito fu sollevato
da Dio con un ratto divino, mi trovai ad un tratto con lo spirito in una grande
altezza; mi vidi tutta circondata di luce, il mio spirito lo vedevo sotto forma
di leggiadra donzella, ma quasi un’ombra questa appariva, tanto leggiadra e
bella, che non posso descriverlo.
La vedevo tutto fervore, che altro non faceva che adorare profondamente il
suo Creatore, il suo Redentore, il suo Dio, che riconosceva per mezzo di quella
luce inaccessibile. Umilmente lo adorava, l’ossequiava e ardentemente lo amava
e con trasporto di amore apprezzativo, a lui tutta si donava, compiacendosi
nella sua divina volontà; sentivo nel mio cuore un aborrimento totale a tutti i
beni transitori della terra, un odio santo di me stessa, e un desiderio grande
di patire per amore di Dio.
Spiegava, intanto, la fortunata donzella i santi suoi desideri al suo
Signore, il quale, con piena gratitudine li riceveva, e sovrabbondando l’anima
di maggiori illustrazioni, se la stringeva al suo castissimo e amorosissimo
cuore. Andavano intanto crescendo a dismisura i santi affetti ad entrambi i
cuori, ma quanto dissimili l’uno dall’altro! Oh cuore divino, quanto grandi
fossero le tue fiamme, io non posso al certo esprimerlo. Ah sì, questo divino
fuoco fece ardere, fece bruciare il povero mio cuore di santa carità e più non
si distingueva per la partecipazione, per la perfetta unione di questo sacro
fuoco; il mio cuore ardeva in mezzo a quella fiamma viva, di santa carità, in
guisa tale che di due cuori un sol cuore si formò, in questo tempo restò la mia
volontà unita tanto perfettamente alla divina volontà che l’anima mia perdette
ogni suo volere.
Ridotta l’anima in questo stato di perfezione, per mezzo della grazia di
Dio, venne a possedere le sante virtù morali e teologali; Dio, per sua bontà,
si compiacque di adornarla con i sette suoi doni, e allora questa donzella
comparve a dismisura assai più bella di prima, Dio con trasporto di amore,
allora, per poterla meglio vagheggiare, la fece salire sopra un trono; ma non
so se trono questo possa chiamarsi, ma mi spiegherò alla meglio, invocando il
divino aiuto, acciò dia lume alla mia mente, per poter dire cose che io non
vidi giammai, e non so come denominarle, né a che paragonarle, né come ridirle.
Mentre mi manca la maniera di potermi esprimere, mi mancano le figure
dimostrative per potermi spiegare.
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