E prendo a raccontare cosa vidi in quello
spazio di tempo che sarà stato di circa due ore e più, di dunque in questo
tempo il mio spirito in mezzo a quelle folte tenebre, che rischiarate venivano
dalla suddetta luce, vedevo il mio spirito che si affrettava a camminare per
l’interna chiamata avuta dal suo Dio; lo vedevo vestito nella medesima maniera
anzidetta, vestito di candide vesti, ma queste erano mal messe e senza
attillatura. Camminava con molta celerità e speditezza, a cagione di un
bellissimo bastone che teneva nella mano destra, sul qual bastone lo spirito si
appoggiava e si sosteneva, e così si rendeva abile a camminare velocemente.
Io restai molto ammirata nel vedere il mio spirito che camminava così
velocemente; in questo tempo così intesi dirmi: «Non ti rechi meraviglia la celerità del suo cammino, non vedi che il
divino aiuto è nelle sue mani, sotto il simbolo di quel forte bastone! Giovanna
Felice, rallègrati e non ti rattristare, non fissare il tuo sguardo negli abiti
più o meno attillati, il camminare è quello che ti giova. Affréttati dunque, e
non ti perdere d’animo; dalle tenebre passerai alla luce. Mira, o figlia, fin
dove vuol condurti il mio amore».
Dette queste parole, fisso lo sguardo della mente e vedo un sommo splendore
che tutta mi circondava e mi medesimava in Dio, per partecipazione godevo un
bene essenziale, non so spiegare se fuori di me stessa, o dentro di me stessa,
perché il mio spirito io più non lo distinguevo, tanto era in Dio medesimato ed
intimamente unito; non so spiegare di più. Ne lascio a vostra paternità
reverendissima il decidere, se io con giusti o ingiusti termini, mi sono
spiegata, come ancora se queste siano opere dello Spirito del Signore, ovvero
larve del tentatore.
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