Il giorno 8 febbraio 1823, festa di san
Giovanni de Matha, fondatore dell’ordine trinitario, il mio spirito, con
l’aiuto del Signore, intraprese il suddetto viaggio.
Ecco il fatto come seguì: fino dal giorno 7, vigilia del detto santo, il
mio spirito sperimentò in se stesso un grande raccoglimento, unito ad una
profonda umiltà. La mattina dell’8, nella santa Comunione viepiù si accrebbero
in me questi umili sentimenti, riconoscendomi affatto indegna di intraprendere
il suddetto santo viaggio, a questo oggetto mi portai dal mio padre spirituale,
e dopo aver fatto una dolente confessione dei miei peccati, piangendo gli
dissi: «Padre, come ministro del Signore lei deve zelare l’onore di Dio, dunque
non permetta all’anima mia di salire il monte santo, perché Dio resterà da me
disonorato. Padre questa è una grande pena per me».
Il mio padre spirituale così mi rispose: «Io voglio che siate umile, ma non
vile, dovete confidare in Dio, lui vi invita, voi dovete accettare l’invito,
confidate in Dio e non abbiate paura, ché lui vi darà la grazia di
corrispondere con fedeltà a quanto vuole da voi, vi dico che non solo ve lo
consiglio, che intraprendiate questo santo viaggio, ma ve lo comando. Non
voglio assolutamente che rinunciate ai favori di Dio.Andate, andate», mi disse,
«che siete una sciocca! Qualunque grazia vi possa fare Dio non sarà mai tanto
grande in paragone di quella che vi ha creata e redenta con il suo prezioso
sangue».
Alle parole del mio padre, mi umiliai profondamente, conoscendo che diceva
benissimo, che io sono una sciocca col ricusare i favori di Dio.
Persuasa di questa verità, chiesi perdono al mio Dio, feci la rinnovazione
dei voti, come mi aveva imposto il mio padre, ed accettai l’invito.
Nel tempo che si celebrava la messa cantata, nella chiesa dei trinitari,
ecco cosa seguì nel mio spirito. Mi parve di ritrovarmi ai piedi di detto monte
santo, Dio per sua bontà mandò un raggio di luce sopra di me, tanto forte e
potente, che non solo purificò il mio spirito, ma gli comunicò una chiarezza
indicibile, che mi rese tanto bella che non si può immaginare, nonostante che
mi vedessi così bella, in luogo di compiacermi, mi sprofondavo umilmente,
confessando la mia viltà, rendevo onore e gloria al mio Dio che si era degnato
di ammantarmi con il suo divino splendore; vedevo dunque il mio spirito così
risplendente e bello, vestito dell’abito trinitario. Il mio spirito si era
prostrato sul suolo con la fronte per terra, umiliandosi fino al profondo del
suo nulla, ammirando solo l’infinita bontà di Dio, che si degnava comunicarmi
la sua divina grazia.
In questo tempo mi parve di vedere uno stuolo immenso di padri trinitari
già trapassati all’altra vita, queste sante anime di già gloriose in cielo,
venivano a schiere a schiere, uniti a molti santi angeli, venivano a
rallegrarsi con la povera anima, per l’ottenuto favore. Dio, per la sua
infinita bontà, faceva pompa della sua carità usata verso di me, si compiaceva
mostrarmi a tutti quei beati cittadini del cielo.Oh come veniva glorificato Dio
da tutti quei beati comprensori! oh come tutti si rallegravano con la sua
infinita bontà!
Dio allora manifestò a tutti quei cittadini celesti l’opera che era per
fare con questa sua creatura, manifestò ancora per qual fine tanto mi benefica.
Così disse Dio: «Oggi sia manifesto in cielo.Verrà il giorno che sarà manifesto agli
uomini: tutti dovranno confessare che questa è opera mia!». Tutto questo fu
detto con voce sonante e sonora.
In questo tempo il mio spirito se ne stava, per umiltà e per il timore,
annientato in se stesso, con la fronte sul suolo, per il grande timore,
nonostante che il mio spirito fosse tutto raggiante di luce; si approssimarono
i santi fondatori trinitari e mi sollevarono da terra, mi fecero fare tre
profondissimi inchini ad onore della santissima Trinità, condussero l’anima mia
per la strada del monte santo, assicurandomi di proteggermi e di guidarmi,
dandomi la loro santa benedizione da me si partirono, lasciando nel mio cuore
un indicibile contento. Piena di coraggio, sperando nella loro valevole
intercessione, così l’anima mia diede principio a questo santo viaggio del
monte santo, dove al presente si trova; a suo luogo dirò quanto mi andrà
seguendo.
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