Passati i detti tre giorni, cioè dal dì 19
al 22 marzo 1823, in questa situazione.
Il dì 23 detto, domenica delle palme, nella santa Comunione l’anima fu
invitata dal Signore a camminare una strada interna del riferito monte, sicché
l’anima per qualche spazio di tempo non camminò al di fuori del monte, ma
dentro, all’interno del detto monte. Alla meglio che posso mi spiegherò: questo
monte non è di terra pieno, ma è nell’interno vuoto, e vi è la sua strada, ma
ardua e scoscesa, che senza un aiuto speciale di Dio non si può al certo
salire; questo monte è di pietra durissima, la strada interna è molto recondita
ed occulta, solo a Dio è palese, ed è padrone di condurci quelle anime che a
lui piace, per pura sua bontà, senza cercare il merito proprio delle anime, per
essere questo dono gratuito della sua infinita liberalità, perché se non fosse
così, l’anima mia peccatrice non potrebbe al certo trovarsi in questo santo
monte; sicché, con ogni verità, possiamo dire che questo è un grande prodigio
dell’infinita bontà di Dio, ed a lui si deve tutto l’onore e la gloria, e a me
si deve la più profonda umiliazione per la mia cattiva corrispondenza.
Riprendo il filo del racconto, come il mio Dio mi condusse nell’interna
strada del monte, mi apparve Dio per mezzo di una splendida luce e così mi
parlò: «Mia dilettissima figlia, ti sei
riposata per tre giorni, adesso conviene che riprendi il cammino».
Intanto per mezzo di quella luce fui introdotta nell’interno del monte; io
restai molto sorpresa, non sapendo che questo monte avesse la strada interna,
non poco mi contristai nel vedere la strada tanto stretta ed angusta ed insieme
ripidissima, che mi sembrava veramente impossibile il poterla salire, ma il mio
Dio mi fece coraggio, promettendomi la sua particolare assistenza; affidata
alle sue promesse, intraprese l’anima il suo cammino. Fino a tanto che il
Signore si degnò, per mezzo di quella luce, trattenersi con me, non mi avvidi
dei disastri della strada ma quando da me si partì, oh Dio, in quali angustie
io mi trovai, solo Dio lo sa; il trattenersi con me non fu che per poche ore,
mi lasciò che non sapevo ancora camminare, mi lasciò sola e negletta; al buio
di quella oscurità, non sapevo dove mettere il piede, ogni momento mi pareva di
precipitare, pregavo, piangevo, mi raccomandavo, ma tutto invano, perché il mio
Dio non mi ascoltava, anzi viepiù si addensavano in me le folte tenebre, e la
desolazione cresceva a dismisura, ah Gesù mio, Dio mio», dicevo, riposare nel
suo castissimo e purissimo seno, così la povera anima mia passò ad un tratto
dalle tenebre alla luce, dalla fatica ad un dolce riposo di soavità ripieno;
questo riposo fu in me permanente tutte e tre le feste della santa Pasqua, i
buoni effetti restarono in me fino all’ottava di Pasqua, domenica in Albis, che
fu il di 6 aprile 1823. Passati i suddetti 8 giorni, dovette l’anima proseguire
il suo cammino il quale intraprese con molta agilità e celerità per avere
riposato nei suddetti giorni.
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