Questo divino favore mi fu comunicato il
dì 6 giugno 1823, giorno che ricorreva la festa del Cuore santissimo di Gesù.
Dopo avere goduto di questo grande bene, che tenne assorto il mio spirito
per lo spazio di tre giorni, tornai di bel nuovo a salire l’erto monte con
fatica e stento, e ancora con maggior pena, perché dopo aver goduto un sì
grande bene, dopo essermi trovata in mezzo a tanta luce, tornare in mezzo a
tanta oscurità, dover calcare una terra adusta e montuosa con il grave peso
della croce in spalla, ognuno lo può intendere, qual pena sia stata questa per
me; oltre ciò si aggiungeva a questa pena un’altra assai maggiore, ed era che
l’anima, dopo aver goduto di questo grande bene, ardentemente ne desiderava il
possesso, e con ardenti desideri cerca di svincolarsi da questo misero carcere
del suo corpo, lo chiedeva con umili preghiere al Signore, così, piangendo e
sospirando, mi affaticavo a salire l’erto monte per piacere al mio Dio e per
arrivare a goderne il possesso.
In questa situazione si trattenne il mio spirito per lo spazio di giorni 22,
vale a dire dal giomo 10, che l’anima riprese il suo viaggio al monte santo,
mentre dal giorno 6 giugno, per il favore surriferito, stette il mio spirito
assorto in Dio dal dì 6 fino al dì 9, il dì 10 riprese il suo viaggio fino al
dì 2 luglio 1823, festa della visitazione di Maria santissima, fatta a santa
Elisabetta, giorno molto memore per me, per avere ricevuto in questa festa
altri insigni favori, come a suo luogo si è detto.
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