Lascio per un momento questo racconto, e
prendo a parlare di volo, dei sentimenti propri del mio spirito. Mercè la grazia
infusagli da Dio, questo conservava in se stesso una umiltà profondissima,
benché si vedesse assai più bello che gli angeli stessi, conosceva chiaramente
essere questa sua bellezza un gratuito prestito della divina grazia del suo
Signore, non dimenticava essere per se stesso un vile giumento, immeritevole
affatto di ogni favore; spiegava con sommo rispetto e riverenza i suoi
sentimenti al suo divino Signore, umiliandosi fino al profondo del suo nulla, e
con lacrime di tenerezza e di gratitudine, tutta in santi affetti si
discioglieva l’anima di puro amore.
Altro non dico, perché il mio dire altro non è che un oscurare la gloria di
un Dio, che diede la sua vita per nostro amore e per rendere noi simili a lui,
consanguinei ci volle dell’amante Gesù, fratelli suoi ci chiama, partecipi ci
fece della sua eterna eredità.Dunque esultiamo di gioia, noi siamo figli
dell’eterno, divino Padre. Mio Dio, qual consolazione è questa che inonda il
mio cuore, di essere figlia a voi, Dio di eterno amore, di eterna maestà!
Adesso comprendo perché tanto mi amate e tante grazie voi mi donate, questi
sono gli effetti della paterna vostra bontà, qual figlia mi amate e mi date
prova del vostro amore. L’anima mia nella cognizione di queste eterne verità,
si umiliava profondamente e ne rendeva le dovute grazie al suo Signore.
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