Correva l’anno 1804, mese di settembre, quando fui
obbligata, con somma mia pena, di dare ascolto a particolare ispirazione, che
mi obbligò a mutar confessore, nonostante la pena di entrambi. Per obbedire al
mio Dio, che così mi comandava, mi portai dunque ad un altro sacerdote, che
trovai in confessionale, senza che sapessi chi fosse; ma, come piacque al
Signore, trovai un uomo di molta esperienza.
Questo ministro di Dio, esaminato che ebbe
il mio spirito, si avvide del lavoro della grazia di Dio, sebbene non gli
manifestai niente di quanto passava nel mio spirito, nel tempo delle orazioni e
Comunioni; prese dunque a coltivare la povera anima mia, qual giardino
prediletto di Gesù Cristo.
Nel sentire la mia giovanile età di anni
ventinove, che non soffrivo la minima molestia della carne, mentre erano
passati tre anni che il mio consorte più non mi ricercava, ne tampoco io
ricercassi di lui, ma tutta intenta a deliziarmi con il mio Signore Gesù Cristo
crocifisso, dove trovavo ogni mio sollievo e consolazione, questo buon ministro
del Signore volle sapere qual fosse il motivo della dimenticanza del suddetto;
quando intese che era per l’amicizia che aveva contratto con altra donna, procurò
di impedire questa amicizia con farne intesi i superiori; ma tutto indarno.
Obbligò a me di richiedere; allora gli dovetti dire che infatti era di cattivo
male, conoscendo chiaramente che il suddetto non aveva più alcun diritto sopra
di me, ma che il Signore mi voleva tutta per lui. Conoscendo la buona
disposizione che il Signore aveva dato al mio intelletto, mi obbligò a lasciare
le orazioni vocali, che solevo recitare quotidianamente, ma che tutto il tempo
che avevo, dopo avere adempito il mio dovere, lo avessi impiegato nella santa
orazione mentale, la sola recita del Rosario, e questo ancora voleva, che
trattenuto avessi il mio intelletto a meditare per mezzo quarto d’ora circa i
misteri del suddetto.
Fu molto facile alla povera Giovanna
Felice obbedire al suo confessore, mentre le mie povere orazioni venivano
prevenute dalla grazia del Signore. Nella recita del santo Rosario non solo mi
trattenevo un mezzo quarto d’ora, ma eziandio mi passavano le ore intere,
quando mi avvedevo che stavo ancora alla prima posta del Rosario, tanto era la
penetrazione del mio intelletto, che si profondava a meditare i misteri del
suddetto Rosario. Una volta tra le altre, nel meditare i misteri dolorosi, fui
trasportata dallo Spirito del Signore nell’orto del Getsemani, dove mi si diede
a vedere il buon Gesù agonizzante. Si degnò in questo luogo di darmi molti
ammaestramenti. I buoni effetti che produsse questa visione li lascio
immaginare a vostra paternità degnissima, per non dilungarmi di più.
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