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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 2 – I FREQUENTI FAVORI DEL SIGNORE
      • 6. Cambia confessore
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6. Cambia confessore

 

Correva l’anno 1804, mese di settembre, quando fui obbligata, con somma mia pena, di dare ascolto a particolare ispirazione, che mi obbligò a mutar confessore, nonostante la pena di entrambi. Per obbedire al mio Dio, che così mi comandava, mi portai dunque ad un altro sacerdote, che trovai in confessionale, senza che sapessi chi fosse; ma, come piacque al Signore, trovai un uomo di molta esperienza.

Questo ministro di Dio, esaminato che ebbe il mio spirito, si avvide del lavoro della grazia di Dio, sebbene non gli manifestai niente di quanto passava nel mio spirito, nel tempo delle orazioni e Comunioni; prese dunque a coltivare la povera anima mia, qual giardino prediletto di Gesù Cristo.

 

Nel sentire la mia giovanile età di anni ventinove, che non soffrivo la minima molestia della carne, mentre erano passati tre anni che il mio consorte più non mi ricercava, ne tampoco io ricercassi di lui, ma tutta intenta a deliziarmi con il mio Signore Gesù Cristo crocifisso, dove trovavo ogni mio sollievo e consolazione, questo buon ministro del Signore volle sapere qual fosse il motivo della dimenticanza del suddetto; quando intese che era per l’amicizia che aveva contratto con altra donna, procurò di impedire questa amicizia con farne intesi i superiori; ma tutto indarno. Obbligò a me di richiedere; allora gli dovetti dire che infatti era di cattivo male, conoscendo chiaramente che il suddetto non aveva più alcun diritto sopra di me, ma che il Signore mi voleva tutta per lui. Conoscendo la buona disposizione che il Signore aveva dato al mio intelletto, mi obbligò a lasciare le orazioni vocali, che solevo recitare quotidianamente, ma che tutto il tempo che avevo, dopo avere adempito il mio dovere, lo avessi impiegato nella santa orazione mentale, la sola recita del Rosario, e questo ancora voleva, che trattenuto avessi il mio intelletto a meditare per mezzo quarto d’ora circa i misteri del suddetto.

 

Fu molto facile alla povera Giovanna Felice obbedire al suo confessore, mentre le mie povere orazioni venivano prevenute dalla grazia del Signore. Nella recita del santo Rosario non solo mi trattenevo un mezzo quarto d’ora, ma eziandio mi passavano le ore intere, quando mi avvedevo che stavo ancora alla prima posta del Rosario, tanto era la penetrazione del mio intelletto, che si profondava a meditare i misteri del suddetto Rosario. Una volta tra le altre, nel meditare i misteri dolorosi, fui trasportata dallo Spirito del Signore nell’orto del Getsemani, dove mi si diede a vedere il buon Gesù agonizzante. Si degnò in questo luogo di darmi molti ammaestramenti. I buoni effetti che produsse questa visione li lascio immaginare a vostra paternità degnissima, per non dilungarmi di più.

 

 




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