Proseguo: mi fece Dio scorrere tutti questi
vastissimi luoghi con tanta agilità, penetrazione e sottigliezza, che mi pare
di poter dire così: il mio spirito, unito al suo Dio, ha penetrato il sole, la
luna, le stelle e il firmamento tutto, con altre magnificenze celesti, create
dall’onnipotente mano di Dio, che io non so spiegare. Questi milioni di miglia
le fece il mio spirito in breve spazio di tempo, conducendo Dio il mio spirito
con lui, con tanta velocità e agilità, trasportandomi da un luogo all’altro
senza la minima confusione, ma con somma placidezza, di maniera tale che con
ponderata intelligenza tutto vedevo e tutto conoscevo: l’infinita potenza,
l’infinita sapienza, l’infinita bontà di Dio.
L’anima mia restò estatica nel vedere tante magnificenze. Non posso al
certo narrare cosa alcuna di quanto vidi, mancandomi la maniera di parlare di
tante stupende cose, né tampoco posso ridire qual fosse lo stupore e la grande
ammirazione del mio spirito, nel vedere tanta grandezza e tanta magnificenza,
mancandomi l’intelletto per comprendere le tante belle cose che vedevo e
conoscevo.
Mi servo di una similitudine, sebbene molto languida, per potermi spiegare,
e dico così: come quando si fissa lo sguardo nel vasto oceano, che più la vista
è acuta tanto più si vede grande, ma non si può arrivare a vedere il suo fine,
il suo termine, per la vastità che esso contiene, in simil guisa, ma senza
paragone, è quanto ho detto assai maggiore e senza fine e senza termine fu
quanto Dio si degnò farmi intendere. Questa similitudine è molto languida, e
non esprime le magnificenze che Dio si degnò manifestare alla povera anima mia,
la quale si saziava, si perdeva in quelle bellissime opere, fatte dalla divina
mano onnipotente di Dio.
Dopo aver contemplato tutte queste grandezze, Dio condusse con lui il mio
spirito a contemplare la sua passione e morte, mi fece scorrere tutta la sua
vita fin dalla sua nascita, per così darmi ad intendere quanto è grande l’amore
che porta a noi miseri mortali. Oh che tratto d’amore è mai questo: un Dio
patire per l’uomo ingrato, ah non è al certo penetrabile!
Potei, per la grazia infusami dell’amoroso mio Dio, penetrare i cieli, il
sole, la luna, le stelle e quanto altro di grande e di raro e di bello Dio
diede a vedere al mio spirito, ma l’amore grande che è racchiuso nella vita,
passione e morte di Gesù Cristo, salvatore nostro, vero Dio e vero uomo, non
potei certamente comprenderlo, perché il suo infinito amore, mostratoci nell’incarnazione
del Verbo, è un’opera tanto grande, che la mente umana non può comprenderlo,
oltrepassando ogni intelligenza angelica.
La povera anima mia, chiamata da Dio a penetrare l’eccesso del suo infinito
amore, contenuto in questo vastissimo mistero, restò tanto preoccupata per
l’altezza e magnificenza di sì alto e profondo mistero, che si perdette in
quella vastità, e per la piena dei santi affetti, che Dio mi comunicò, credevo
veramente di perdere la vita nell’immersione vastissima di questo
incomprensibile mistero, con trasporto d’amore non posso fare a meno di
esclamare: oh opera immensa di amore! oh eccesso incomprensibile di carità, che
la sola intelligenza divina ti può comprendere! La mia mente, nonostante la tua
particolar grazia, Dio mio, altro non può fare che ammirare l’eccesso infinito
dell’immensa tua carità e di compiacermi e rallegrarmi in te, Dio mio, Signore
mio, amor mio, eterna mia felicità, possessore di ogni incomprensibile
perfezione e bontà. Anzi, Dio mio, tu sei la stessa perfezione e bontà
infinita, dunque te solo amo, te solo adoro, te solo desidero godere per tutta
l’interminabile eternità.
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