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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 73 – SPROFONDATA NEL MIO NULLA
      • 5. Un Dio che soffre per l’uomo ingrato!
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5. Un Dio che soffre per l’uomo ingrato!

 

Proseguo: mi fece Dio scorrere tutti questi vastissimi luoghi con tanta agilità, penetrazione e sottigliezza, che mi pare di poter dire così: il mio spirito, unito al suo Dio, ha penetrato il sole, la luna, le stelle e il firmamento tutto, con altre magnificenze celesti, create dall’onnipotente mano di Dio, che io non so spiegare. Questi milioni di miglia le fece il mio spirito in breve spazio di tempo, conducendo Dio il mio spirito con lui, con tanta velocità e agilità, trasportandomi da un luogo all’altro senza la minima confusione, ma con somma placidezza, di maniera tale che con ponderata intelligenza tutto vedevo e tutto conoscevo: l’infinita potenza, l’infinita sapienza, l’infinita bontà di Dio.

 

L’anima mia restò estatica nel vedere tante magnificenze. Non posso al certo narrare cosa alcuna di quanto vidi, mancandomi la maniera di parlare di tante stupende cose, né tampoco posso ridire qual fosse lo stupore e la grande ammirazione del mio spirito, nel vedere tanta grandezza e tanta magnificenza, mancandomi l’intelletto per comprendere le tante belle cose che vedevo e conoscevo.

Mi servo di una similitudine, sebbene molto languida, per potermi spiegare, e dico così: come quando si fissa lo sguardo nel vasto oceano, che più la vista è acuta tanto più si vede grande, ma non si può arrivare a vedere il suo fine, il suo termine, per la vastità che esso contiene, in simil guisa, ma senza paragone, è quanto ho detto assai maggiore e senza fine e senza termine fu quanto Dio si degnò farmi intendere. Questa similitudine è molto languida, e non esprime le magnificenze che Dio si degnò manifestare alla povera anima mia, la quale si saziava, si perdeva in quelle bellissime opere, fatte dalla divina mano onnipotente di Dio.

Dopo aver contemplato tutte queste grandezze, Dio condusse con lui il mio spirito a contemplare la sua passione e morte, mi fece scorrere tutta la sua vita fin dalla sua nascita, per così darmi ad intendere quanto è grande l’amore che porta a noi miseri mortali. Oh che tratto d’amore è mai questo: un Dio patire per l’uomo ingrato, ah non è al certo penetrabile!

Potei, per la grazia infusami dell’amoroso mio Dio, penetrare i cieli, il sole, la luna, le stelle e quanto altro di grande e di raro e di bello Dio diede a vedere al mio spirito, ma l’amore grande che è racchiuso nella vita, passione e morte di Gesù Cristo, salvatore nostro, vero Dio e vero uomo, non potei certamente comprenderlo, perché il suo infinito amore, mostratoci nell’incarnazione del Verbo, è un’opera tanto grande, che la mente umana non può comprenderlo, oltrepassando ogni intelligenza angelica.

La povera anima mia, chiamata da Dio a penetrare l’eccesso del suo infinito amore, contenuto in questo vastissimo mistero, restò tanto preoccupata per l’altezza e magnificenza di sì alto e profondo mistero, che si perdette in quella vastità, e per la piena dei santi affetti, che Dio mi comunicò, credevo veramente di perdere la vita nell’immersione vastissima di questo incomprensibile mistero, con trasporto d’amore non posso fare a meno di esclamare: oh opera immensa di amore! oh eccesso incomprensibile di carità, che la sola intelligenza divina ti può comprendere! La mia mente, nonostante la tua particolar grazia, Dio mio, altro non può fare che ammirare l’eccesso infinito dell’immensa tua carità e di compiacermi e rallegrarmi in te, Dio mio, Signore mio, amor mio, eterna mia felicità, possessore di ogni incomprensibile perfezione e bontà. Anzi, Dio mio, tu sei la stessa perfezione e bontà infinita, dunque te solo amo, te solo adoro, te solo desidero godere per tutta l’interminabile eternità.

 




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