Riprendo
il filo del racconto. Ero
nella forte ambascia e fuori di modo crucciata da questo funesto pensiero, che
Dio fosse sdegnato con me per il motivo già accennato di sopra, una folta
tenebra mi occupava l’intelletto, un grave timore mi stringeva il cuore, che mi
pareva ogni momento di essere maledetta da Dio, ogni momento mi pareva di
piombare nell’inferno, alle volte non sapevo neppure distinguere se abitavo più
in questo mondo, tanto era grande il timore di Dio sdegnato.
Passai molti giorni in questa deplorabile situazione, cioè dal 22 gennaio
1824 fino al 12 febbraio, nel qual giorno il mio Dio si degnò consolarmi con
un’amorosa sua visita, mi fece intendere che era in pace con me, e amava
l’anima mia con particolare predilezione. Questo fu un favore molto particolare
dell’infinita bontà di Dio, che io non so spiegare; il Signore si diede a
vedere alla povera anima mia tutto raggiante di luce, e qual padre di
misericordia, abbracciò teneramente il mio spirito, qual padre amante mi
assicurò che io stavo in sua grazia, che grato gli era stato quanto avevo fatto
e patito per il mio prossimo, con l’interpormi presso la sua divina giustizia,
acciò sospendesse il flagello.
Questa amorosa visita fu per me un’ottima medicina, perché mi fece
riacquistare la pace e la tranquillità, che in questa occasione avevo perduta,
e così principiarono a mitigare i miei malori; non lasciò Dio per sua bontà di
consolarmi nel tempo che era ancora infermo il mio corpo, così per mezzo dei
suoi divini favori andavo riacquistando la perduta salute.
Era già passato il mese di febbraio 1824 e ancora ero impotente di poter
sortire di casa per andare alla chiesa, sebbene, per grazia del Signore, in
questo tempo ed in tutte le altre occorrenze che sono stata inabile di sortire,
mai mi è mancata la santa Messa, che si è celebrata nel mio oratorio privato,
così la quotidiana Comunione questo ancora si deve attribuire ad una grazia
speciale di Dio, mentre in tutte le occasioni che io non sono potuta sortire di
casa per incomodo di salute, il Signore mi ha mandato sempre molte elemosine di
Messe da celebrarsi nel mio oratorio privato, con tanta abbondanza e
provvidenza che io ne restavo ammirata, mentre la mia povertà non mi permetteva
questo dispendio.
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