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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 74 – AFFERRAI IL BRACCIO ONNIPOTENTE DI DIO
      • 4. Dio mi consolò con una sua amorosa visita
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4. Dio mi consolò con una sua amorosa visita

 

Riprendo il filo del racconto. Ero nella forte ambascia e fuori di modo crucciata da questo funesto pensiero, che Dio fosse sdegnato con me per il motivo già accennato di sopra, una folta tenebra mi occupava l’intelletto, un grave timore mi stringeva il cuore, che mi pareva ogni momento di essere maledetta da Dio, ogni momento mi pareva di piombare nell’inferno, alle volte non sapevo neppure distinguere se abitavo più in questo mondo, tanto era grande il timore di Dio sdegnato.

Passai molti giorni in questa deplorabile situazione, cioè dal 22 gennaio 1824 fino al 12 febbraio, nel qual giorno il mio Dio si degnò consolarmi con un’amorosa sua visita, mi fece intendere che era in pace con me, e amava l’anima mia con particolare predilezione. Questo fu un favore molto particolare dell’infinita bontà di Dio, che io non so spiegare; il Signore si diede a vedere alla povera anima mia tutto raggiante di luce, e qual padre di misericordia, abbracciò teneramente il mio spirito, qual padre amante mi assicurò che io stavo in sua grazia, che grato gli era stato quanto avevo fatto e patito per il mio prossimo, con l’interpormi presso la sua divina giustizia, acciò sospendesse il flagello.

Questa amorosa visita fu per me un’ottima medicina, perché mi fece riacquistare la pace e la tranquillità, che in questa occasione avevo perduta, e così principiarono a mitigare i miei malori; non lasciò Dio per sua bontà di consolarmi nel tempo che era ancora infermo il mio corpo, così per mezzo dei suoi divini favori andavo riacquistando la perduta salute.

Era già passato il mese di febbraio 1824 e ancora ero impotente di poter sortire di casa per andare alla chiesa, sebbene, per grazia del Signore, in questo tempo ed in tutte le altre occorrenze che sono stata inabile di sortire, mai mi è mancata la santa Messa, che si è celebrata nel mio oratorio privato, così la quotidiana Comunione questo ancora si deve attribuire ad una grazia speciale di Dio, mentre in tutte le occasioni che io non sono potuta sortire di casa per incomodo di salute, il Signore mi ha mandato sempre molte elemosine di Messe da celebrarsi nel mio oratorio privato, con tanta abbondanza e provvidenza che io ne restavo ammirata, mentre la mia povertà non mi permetteva questo dispendio.

 




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