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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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8. Sono Gesù Nazareno
Il Signore mi fece intendere che due erano le ragioni per cui aveva permesso che mi venisse destinata quella pubblica camera: primo per esercizio di pazienza, secondo per dare buon esempio a questa famiglia. Intanto mi diede a vedere una strada stretta, ripidissima, per la quale voleva che io camminassi, dalla parte sinistra di questa vi era uno sprofondo rivinosissimo, che faceva terrore il solo mirarlo. Conobbi la gran difficoltà che vi era di reggermi per questa stretta strada senza rovinare in quel precipizio. Mi rivolsi al mio Signore, piangendo dirottamente: «È impossibile, Gesù mio, è impossibile che io possa camminare questa strada senza precipitare». Allora mi apparve Gesù Cristo, e mi fece vedere come questa strada, tanto difficile non mi sarebbe, mentre lui avrebbe sempre scortato la povera anima mia, acciò sicura fosse di non rovinare in quel profondo. Mi fece vedere come questa strada mi avrebbe sicuramente con il suo aiuto condotto al cielo, mi fece ancora intendere con quanta facilità si può deviare dal retto sentiero: mi fece osservare come certe tortuose strade, che vedevo unite a quella dritta strada, conducevano altronde che al cielo, mi fece intendere che poco ci vuole per deviare dal retto sentiero. Conosciute che ebbi queste cose, mi raccomandai al mio caro Gesù, acciò volesse aiutarmi. Mi pongo dunque a camminare, scortata da Gesù Cristo medesimo. Molto facile trovai il camminare per questa, ma quando mi fece intendere che non sempre voleva accompagnarmi nella medesima maniera, ma che si sarebbe nascosto, per vedere come mi fossi portata, così mi disse e disparve.
Tornata in me stessa e mi trovai tutta smarrita: «Mio Dio», dicevo, «è vero oppure sogno quanto ho veduto? Mio Dio, e come crederò che quel nobile giovanetto, tanto amabile, che ha destato nel mio cuore tanta purità, tanta devozione, sia Gesù Cristo?». Stavo perplessa se credere lo dovessi, quando dallo Spirito del Signore nuovamente là fui condotta, e mi si diede a vedere il mio caro Gesù, e così mi parlò: «Figlia, che non mi conosci? sono Gesù Nazareno». E per accertarmi del vero, mi mostrò le sue cicatrici, mi fece coraggio a camminare, mi disse ancora che avessi invocato il suo nome in tutti i miei bisogni, che avrei sperimentato il suo particolare aiuto. I buoni effetti che produsse nel mio cuore furono molto copiosi, senza dilungarmi di più, lascio a vostra paternità immaginarlo.
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