Correva ancora l’anno 1804, quando pensai di fare
otto giorni di ritiro, benché questo ritiro non riguardasse altro che
l’interno, senza che i miei parenti si fossero avveduti di quanto passava nel
mio spirito.
Mi servii del libro degli Esercizi di sant’Ignazio del Casani.
Molto fu il fervore che Dio mi compartì, diversi furono i buoni sentimenti,
fermi e stabili furono i propositi; ma perché avessero più valore, pensai di
scriverli con il proprio sangue. A questo oggetto mi ferii con un coltello, e
così potei scrivere i propositi. La carta scritta che avevo formato a guisa di
cuore, la misi sotto il quadro del santissimo Crocifisso, che mi liberò dal
colpo mortale della pistola, come già si disse al foglio numero tre.
Per mezzo di questo atto generoso, molto
grande fu la vittoria che riportai sopra il mio amor proprio, assistita dalla
grazia di Dio incominciai ad acquistare una certa libertà di spirito, molto
necessaria a chi desidera approfittare nello spirito. Questa fu la grazia che
il Signore mi fece, per l’atto generoso che avevo fatto per amor suo.
Molta fu la ripugnanza che ebbi a soffrire
di dovermi ferire di propria mano, al solo pensarlo venivo quasi meno, tremavo
dall’apprensione, mi raccomandavo alla gran Madre di Dio, piangendo le mostravo
la mia debolezza. Fatta la preghiera, vinsi la ripugnanza, e intrepida presi il
coltello, invocai l’aiuto di Dio, mi ferii, e così potei scrivere a gloria del
mio Signore i propositi fatti.
Vado dal mio confessore e gli rendo conto
di quanto avevo fatto; egli mi disse che avvertissi bene di non fare mai più
cosa alcuna senza la sua licenza, mi ordinò di prendere la suddetta carta e
bruciarla davanti all’immagine del santissimo Crocifisso suddetto. Obbedii
senza la minima pena; in questa occasione feci voto di obbedienza, cioè di
obbedire con perfezione il confessore pro
tempore e di essere a questo perfettamente soggetta.
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