Non lasciava il demonio di perseguitarmi,
per farmi deviare dall’intrapreso tenore di vita; si servì di personaggio molto
saggio e prudente per disapprovare il mio spirito, mi fece dire da altre
persone che molto meglio sarebbe per me e per la gloria di Dio lasciare alle
religiose tanta ritiratezza, che avessi pensato a compiacere i parenti, mentre
questi altro non facevano che mormorare, pensassi di fare la vita da secolare e
non da religiosa, che al Signore non piaceva la mia condotta; mi fece dire
ancora che avessi pensato di piacere al consorte, che questo voleva il Signore
da me. Siccome mai ebbi alcun trasporto a quanto permette il matrimonio, non
essendo richiesta dal consorte, era per me di sommo contento, altro sollievo
non avevo che trattenermi lungamente con il mio caro Gesù, desiderando di
essere tutta sua.
Mentre non altro fine ebbi di passare allo
stato matrimoniale che levarmi dall’angustia che soffrivo nella casa paterna.
Era mio padre negoziante di campagna, attese le cattive stagioni e il malanimo di
diverse persone, fecero sì che comparisse fallito, non ostante il suo ricco
patrimonio di cinquantasettemila scudi di capitali, i pretesi creditori si
impadronirono dell’asse patrimoniale, e lo depauperarono, e al povero mio padre
convenne vedere languire la sua numerosa famiglia di otto figli, cinque maschi
e tre femmine.
I fratelli avevano poco e niente giudizio,
avevano di frequente qualche questione tra loro, il vitto e vestito era molto
scarso, motivo per cui cercavo a tutti i costi di collocarmi.
Ero nella massima indifferenza, la prima
apertura che mi si fosse data ero pronta ad abbracciarla, molto volentieri
sarei entrata in monastero, molte volte vi fu provato, ma non mi fu possibile.
Provai perfino di andare a servire qualche signora che stasse in monastero,
sentivo un trasporto grande allo stato monastico, quando potevo avere un
breviario alla mano ero nel mio centro, mi trattenevo le ore sane a recitare i
salmi e le lezioni con somma consolazione del mio cuore. Nonostante che mi
fossi dimenticata del voto fatto, come si disse al foglio numero due.
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