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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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5. «Sei a me consacrata»
L’ambasciata dunque di questo personaggio mi fu di somma pena, altro non facevo che ricorrere di frequente alle orazioni, con lacrime e sospiri sfogavo le mie pene con il mio caro Gesù. Gli dicevo: «Gesù mio, come va questa cosa, voi mi fate conoscere che il regolarmi in questo modo è di vostro piacimento, e questo vostro ministro biasima la mia condotta. Gesù mio, vi chiedo, per carità! fatemi conoscere quello che devo fare per piacervi». Piangendo e sospirando passavo le ore intere cercando di sapere la volontà di Dio; quando nel profondo silenzio della notte, dopo molte lacrime, lo spirito fu sopraffatto da interna quiete. Dolce voce così mi parlò: «Figlia, perché così ti lamenti, sappi che sei a me consacrata». A queste parole qual mi restassi non so spiegarlo. «Mio Dio, e come sono consacrata a voi?», prese a dire la povera anima mia, «Ah, Gesù mio, io non vi intendo, cosa volete dirmi; io consacrata a voi? E come, se non sono più libera di me! Ah, Gesù mio, quanto mi pento di non essermi a voi consacrata», piangendo dirottamente; non capivo il giusto senso delle sue parole, che volevano ricordarmi il voto fatto. Per ben tre volte si degnò di parlarmi così, per tre notti consecutive, la terza notte mi ricordai il voto fatto, a questa ricordanza qual mi restassi non posso spiegarlo, credetti veramente di morire, passai tutta la notte in amare lacrime cagionate dal gran dolore che mi recava il ricordarmi la mia infedeltà; venivano questi sentimenti dolorosi accompagnati da una certa speranza nell’infinita bontà di Dio, che sarebbe per perdonarmi il mio gravissimo fallo.
La mattina di volo vado al mio confessore, piena di affanno e di pena, gli racconto il fatto surriferito, con tante lacrime e con tanto dolore, che corsi il pericolo di morire ai suoi piedi. Questo ministro del Signore mi fece coraggio, e mi fece considerare il giusto senso delle amorose parole: «Figlia», mi disse il mio confessore, «coraggio, queste non sono parole di rimprovero, ma sono parole per voi molto consolanti. Dio non vi rimprovera con queste parole, ma vi dà la consolante nuova che a lui appartenete, e insieme vi ricorda di non essere stata a lui fedele, quasi scusando la vostra dimenticanza. Per nova consolazione vi dice che siete a lui consacrata. Figlia, datevi pace, e ringraziate il vostro amoroso Signore dell’alto favore che vi fa. Riflettete al tempo che vi parlò, quando voi eravate in angustia, per il timore di non piacere a lui. Queste parole vi rendono certa del piacere che ha della vostra condotta. Con queste parole vi volle consolare.Figlia, apprendete il giusto senso, mentre io vi spiego le sue parole. «Figlia», vi disse, «perché così ti lamenti? Sappi che sei a me consacrata!». E dove volete trovare parole più dolci, più consolanti di queste? Rallegratevi, che ne avete giusto motivo. Ciò nonostante dalla Penitenzieria vi farò avere la dispensa del voto. Io farò il memoriale a vostro nome, e voi vi contenterete di fare la penitenza che vi darà». Di qual consolazione, di molto conforto mi furono le parole di questo buon padre gesuita, mio confessore.
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