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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 3 – MI FECE RIPOSARE SOPRA IL SUO PETTO
      • 7. Riparazione eucaristica
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7. Riparazione eucaristica

 

Il giorno 30 luglio 1805 la povera Giovanna Felice racconta di sé: Ero tutta afflitta e angustiata per non sentire in me alcuna disposizione per ricevere la santa Comunione. Mi trattenevo ascoltando la santa Messa, pregando il mio Signore Gesù Cristo, acciò degnato si fosse a darmi qualche disposizione per poterlo ricevere. Avevo già pensato di comunicarmi in altra Messa, quando udii invitarmi amorosamente.

«Figlia», sento dirmi, «figlia diletta mia, vieni a ricevermi. Allontana da te il soverchio timore, il mio invito ti rende degna. Vieni a compensare le ingiurie che ricevo in questo sacramento!».

A queste parole da forza superiore fui condotta alla balaustra dell’altare. Mille affetti in uno mi facevano balzare il cuore in seno; piena di santo affetto, così presi a dire: «Sì, mio Dio, voglio compensare le ingiurie che avete ricevuto e che tuttora ricevete in questo sacramento. Ma ditemi voi, o Salvatore adorabile, cosa mai devo fare».

Andavo intanto immaginando di fare le penitenze più rigide per dargli qualche compenso. «Mio Dio», dicevo, «ditemi quello che devo fare. Sono pronta a morire sotto i più spietati flagelli e tormenti per potervi piacere e compensare le ingiurie che avete ricevuto da me e che ricevete da tanti peccatori, fratelli miei. Ditemi, di grazia, quello che devo fare».

«Figlia», soggiunse il mio Signore, «non altro devi fare che offrire i miei meriti al mio eterno Padre».

Pregai acciò si degnasse ispirarmi come dovevo offrire i suoi meriti; mi parve che in questa maniera dovevo dire: «Eterno Padre, vi offro i meriti di Gesù Cristo, vostro Figliolo, milioni di volte ogni punto della mia vita, ogni respiro del mio cuore, per compensare le ingiurie che avete ricevuto da me e da tanti peccatori, fratelli miei. Miserere nobis, miserere nobis, Sacro Cuore del mio Gesù, fa’ che ti ami sempre più».

 

Permise Dio in questo tempo che il mio confessore si allontanasse dalla chiesa dove confessava, che era vicino alla mia abitazione, e per le molte sue occupazioni poco attendeva al confessionario, sicché molto di raro potevo parlargli, sebbene molte furono le esibizioni che mi fece, per sua carità, volendo a costo di ogni suo incomodo proseguire a dirigere la mia povera anima. Dopo molte orazioni, mi parve che, per la gloria di Dio, dovevo allontanarmi dal suddetto, e così feci.

 




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