1. Che cosa voleva dire?
Tornata in me, mentre ero alienata dai
sensi, pensando a quando mi era seguito, non sapevo cosa volesse dire quella
parola: «confermata in grazia». Credetti che mi fossero stati rimessi i peccati
commessi. Non avevo coraggio di manifestarlo al confessore, perché ne avevo
sommo timore, perché questo ministro di Dio non si era avveduto del mio timido
carattere, per esser poco tempo che assisteva la povera anima mia; mi teneva in
qualche sorta di soggezione, motivo per cui poco e niente potevo manifestargli
quanto passava nel mio spirito.
Ero tutta contenta, credendo che la parola «confermata in grazia» volesse significare
che mi erano stati perdonati tutti i peccati.
Dopo qualche tempo che mi era seguito il suddetto fatto, discorrendo, con
la mia sorella monaca, di un gran servo di Dio, mi disse che questo non andava
più soggetto alle sue miserie, per essere il suddetto confermato in grazia.
A queste parole della mia sorella, intesi balzarmi il cuore nel petto,
restai piena di confusione, mentre la suddetta mi fece credere che questa
grazia fosse molto singolare. Io, benché a questo paralare della mia sorella,
restassi molto sorpresa, nulla detti a vedere di quanto passava in me, ma con
santa indifferenza seppi occultare la grande ammirazione che cagionò in me il
suo parlare. Nonostante l’interna ammirazione niente mostrai nell’esteriore, ma
con mezzo termine proporziona mi divisi dalla suddetta, per il timore che
avveduta non si fosse di quanto passava nel mio spirito, perché fui sorpresa da
interno fuoco, e questo appariva nel mio volto.
Mi ritirai in luogo appartato, e incominciai a pensare come potesse essere
vero quanto mi era accaduto. Andavo dicendo tra me: «E come sarà possibile che
sia vero quanto mi è seguito? Io sono tanto scellerata! La mia sorella ha detto
che questa grazia il Signore la concede alle anime perfette. Sicuramente questa
è una illusione!».
Non sapendo cosa decidere, non avevo coraggio di manifestarlo al
confessore. In questo tempo il suddetto fu eletto vescovo, e per conseguenza
abbandonò il confessionario. Per sua bontà pensò lasciarmi ad un buon
sacerdote, da lui creduto molto pratico intorno alla direzione di spirito.
Questo era un giovanetto di santi costumi, ma poco e niente pratico di guidare
anime. Pensai dunque di andare dal padre gesuita, mio passato confessore, del
quale feci menzione nei fogli passati, gli raccontai il fatto suddetto.
« Padre », gli dissi, «per carità, mi dica se è illusione del demonio. Come
è possibile che io abbia ricevuto questa grazia?».
« Figlia », rispose il suddetto, «non posso dubitare che quanto mi avete
manifestato non sia grazia del Signore. Figlia, è molto tempo che il Signore vi
ha fatto questa grazia. Sono quattro anni che vi confessate da me, e non ho mai
trovato materia di assoluzione. La grazia che voi avete ricevuto è di saperlo,
a molte anime il Signore concede questa grazia, ma a poche lo manifesta. Il
Signore si è degnato manifestarlo a voi, ma, batate bene di occultare la grazia
ricevuta, non ne parlate con anima vivente».
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