La mattina che ricorreva la festa del
glorioso apostolo san Giacomo del 1806, ebbi particolare ispirazione di
portarmi in una certa chiesa, e presentarmi a un tale ministro di Dio, senza
sapere chi fosse. Vado dunque, e come piacque a Dio, trovai un uomo di santa
vita, molto pratico, mi accolse con molta carità. Molte furono le
interrogazioni che mi fece riguardo al mio spirito, ma tutto trovò conforme
allo Spirito del Signore. Il suddetto mi dette coraggio e licenza di andare a
Dio tutte le volte che si degnava chiamarmi, anzi mi disse di più, che nelle
orazioni avessi pure liberamente sollevato lo spirito e fossi andata
liberamente dove Dio si degnava condurmi, che mi fossi slanciata liberamente
verso il mio Signore.
Alle parole dell’accennato direttore, il mio spirito andava a briglia
sciolta verso il suo Signore, tutte le volte che a sé chiamava per mezzo di
interne illustrazioni, oh, come la povera anima mia stendeva le sue ali, e
aspettando se ne stava di essere sollevata dal benefico vento della carità
dell’eterno Dio! E il mio buon Dio, non curando la sua grandezza, si degnava di
abbassarsi per favorire la mia bassezza. Oh, come facevamo a gara lui a
sollevarmi e io ad umiliarmi! Più mi umiliavo e il mio Dio più mi innalzava.
La contemplazione era il frequente pascolo che Dio si degnava dare alla
povera anima mia per nutrirla quotidianamente, e così con questo prezioso cibo
si sosteneva senza gustare di quelli tanto diversi cibi che è solito dare il
mondo ingannatore. Trovavo l’anima mia sempre pronta a sostenere ogni qualunque
battaglia che le veniva mossa dai suoi spietati nemici. Tutti ad un tratto
coraggiosamente li affrontavo con la grazia di Dio.
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