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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 4 – CONFERMATA IN GRAZIA
      • 7. La grazia dei santi Esercizi
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7. La grazia dei santi Esercizi

 

La seconda domenica dopo Pasqua tornò in Roma il mio direttore, ringraziai il buon padre Ferdinando della carità usatami, e piena di filiale amore mi congedai da lui; ma il mio cuore aveva ricevuto dal suddetto padre una particolare impressione, che per essere opera di Dio non era in mio potere poterlo scancellare dal mio cuore. Il mio spirito era sempre a lui rivolto, quando potevo ottenere dal mio direttore la licenza di andarlo a trovare, il mio spirito era sopraffatto da interna dolcezza, e sentiva che forza superiore a lui mi conduceva.

Tra le molte grazie che Dio mi compartì in questo tempo, una delle maggiori fu il fare i santi esercizi al Santissimo Bambino Gesù. Grazia veramente grande, per le grandi difficoltà che dovetti incontrre per ottenere dai parenti la licenza. Ma, come a Dio piacque, mi fu dai suddetti accordata la licenza. Il giorno dunque dell’Ascensione del Signore del 1807 mi portai al venerabile monastero del Santissimo Bambino Gesù a fare i santi esercizi. E come potrò io manifestare tutte le grazie, le misericordie, i favori che mi compartì il Signore in quei giorni di ritiro?

Ma per non mancare all’obbedienza, con l’aiuto di Dio qualche cosa dirò. La vigilia dell’Ascensione del Signore, dopo la santa Comunione fui sollevata da alta contemplazione, dove il Signore mi fece intendere che voleva sollevare l’anima mia a un grado molto alto di perfezione, e fin da quel momento mi fece passare a maggior grado. In questi termini fu invitata la povera anima mia dal suo diletto: «Sorgi», mi disse, «sorgi, diletta figlia, sciogli dal collo tuo le catene, non è più tempo di schiavitù!».

A queste parole l’anima mia fu sciolta da certi naturali legami che la nostra misera umanità va soggetta, e che le anime che attendono alla perfezione ne sono sciolte con la lunghezza del tempo, e con la pratica delle sode virtù; ma il Signore si degnò usare verso di me questo tratto di sua infinita misericordia, e mi donò per grazia quello che in nessun conto mi aspettava per merito.

Ecco come la povera anima ascese ad un grado di maggior perfezione, senza alcun merito proprio, ma solo per parte di particolar predilezione di quel Dio che mi creò per amarmi, nonostante la mia ingratitudine.

Al momento sperimentai i buoni effetti della grazia, il mio intelletto fu ripieno di sapienza, per mezzo di questo dono il mio spirito si sollevava a Dio, e da Dio ne riportava nuove grazie.

 




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