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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 6 – TI VOGLIO TRINITARIA SCALZA
      • 1. Tre mesi di persecuzione
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6 – TI VOGLIO TRINITARIA SCALZA

 

1. Tre mesi di persecuzione

 

Accertato il mio spirito esser questa la volontà di Dio, pensai che molto potevo profittare nello spirito, esercitandomi nelle sante virtù, per così piacere al mio amato Signore, per il quale sentivo tanto amore che ogni grave patire era lieve per me, mi misi dunque in stato di sofferenza, risoluta di soffrire dal consorte e dai parenti tutte le ingiurie, tutti i maltrattamenti che mi venissero fatti. Non ci fu poco da soffrire, ma con la grazia di Dio tutto superai, esercitandom,i per buoni tre mesi che durò la fiera persecuzione, nelle sante virtù del servizio, dell’umiltà, della pazienza; vedendomi per misericordia di Dio così mansueta, cessarono di più molestarmi su quanto si è riferito.

In questi tre mesi di fiera persecuzione molti furono i favori che mi compartì il buon Dio, particolarmente nella santa comunione, e nella festa della sua divina Madre, nel giorno del glorioso san Giovanni Battista nelle suddette festività.

 

Era poco meno di un anno che il suddetto sacerdote dirigeva il mio spirito, quando mi comandò di fare una preghiera al Signore, acciò degnato si fosse manifestarmi quello che voleva da me. Mi diceva: «I favori che Dio vi comparte manifestano chiaramente che voglia da voi qualche gran cosa. Io lo voglio sapere, vi comando di raccomandarvi umilmente al Signore, acciò si degni manifestarlo».

Non mancai di obbedire prontamente, benché il mio spirito non avesse il minimo desiderio di saperlo. Le mie premure erano tutte dirette a chieder perdono al mio Signore, tenendo per sommo favore il poterli salvare.

Nei tre mesi anzidetti, benché fossi assistita dal suddetto sacerdote, mi portavo con qualche frequenza dal suddetto padre, con la licenza del mio direttore medesimo, che a cagione di salute non poteva più con frequenza assistere al confessionario. Il mio spirito portato da particolar fiducia, molto più volentieri si manifestava al lodato padre, di quello che al suo proprio direttore, cosa provavo in me, nell’entrare che facevo in quel sacro tempio, non so ridirlo.

Nella Santa Comunione poi, che il più delle volte mi era somministrata da quei buoni religiosi, sperimentavo in me un paradiso di contenti. In questa chiesa ricevevo da Dio grazie ben grandi, anche restavo ammirata, non sapendo il motivo qual fosse. Per obbedire al mio direttore non mancavo di raccomandarmi al Signore, acciò degnato si fosse manifestarmi quello che voleva far di me, nel tratto della mia vita.

 




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