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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 8 – CONOSCEVO COSE RIGUARDANTI L’INFINITO AMORE
      • 3. Vidi il precursore Giovanni venire verso di me
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3. Vidi il precursore Giovanni venire verso di me

 

Del 1809, mese di giugno, il dì 23, vigilia del gran precursore Giovanni Battista, mi ero ritirata, secondo il solito, al caposcala, come già dissi al foglio..., a fare orazione. Fatta l’orazione preparatoria, fui sopraffatta da interno raccoglimento, da particolare illustrazione fu illuminata la mia mente e l’intelletto fu sollevato a contemplare l’eterna misericordia. Dopo aver profondamente adorato con l’intimo dell’anima l’eterno Dio, dopo essermi profondamente umiliata e inabissata nel proprio mio nulla, dopo aver riconosciuto Dio per assoluto padrone del cielo e della terra, dopo essermi offerta tutta al suo divino beneplacito, perché degnato si fosse di far di me quello che più gli piacesse, tutto ad un tratto fui sopraffatta da dolcissimo riposo.

In questo tempo mi trovai in spirito in luogo deserto, dove tutto spirava santità. Vidi da lungi il gran precursore Giovanni, che verso di me si approssimava; il mio spirito, pieno di venerazione e di rispetto, si prostrò dinanzi a lui, supplicandolo umilmente a volersi degnare di proteggermi.

Tutto intimorito era il mio spirito, alla presenza di questo gran santo; i miei occhi erano divenuti due fonti di lacrime, si sprofondava nel nulla la povera anima mia, e, fissi gli occhi in terra, un gelido timor mi scorreva nel cuore.

Il santo precursore con dolci accenti mi prese a consolare: «Non temere», mi disse, «non temere. Di nuova consolante apportatore sono io. A te vengo da parte dell’altissimo Dio, acciò ti prepari a ricevere gli alti favori dell’eterna sua bontà. «Vedi», mi disse, «là ti aspetta il Paraclito Spirito per celebrare con te i celesti sponsali. Io», diceva il santo, «io sarò il fortunato tuo condottiero. Oh, grazia ben grande, oh anima fortunata!», eslamava pieno di ammirazione, «oh infinita bontà dell’Altissimo!», e intanto mi additava da lungi la terra di promissione. L’ammirazione e l’esclamazione del santo precursore servirono al povero mio spirito di somma confusione: umiliando me stessa, non sapevo comprendere come mai si degnasse Dio di favorire con grazie tanto singolari un’anima tanto scellerata come sono io. Di santo orrore il cuore ripieno, piangevo, ma sentivo contento il cuore; una dolce violenza non mi permetteva il potermi partire, ma piena d’amore e di santi affetti, anelante diceva: «Il mio Bene dov’è?». Il santo timore vorrebbe balzarmi ben lungi di qua; la riverenza, il rispetto, l’amore dolce violenza facevano al cuore e non mi permettevano il potermi partire. Oh, dolce contrasto: quanta pena mi fai provar! Oh, come in un baleno da raggio inaspettato fu illuminato il cor! La fede, la speranza, la carità, l’amore trasmutar mi fecero l’anima e il cuore; una nova vita mi parve di respirare, e, tutto assorto in Dio, si profondava lo spirito in replicati atti di santa umiltà. Così passai il dì 23 giugno 1809.

 




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