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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 18 – VITTIMA PER LA SANTA CHIESA
      • 4. Per piacere al mio Signore
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4. Per piacere al mio Signore

 

Il dì 30 ottobre 1814, ascoltando la Messa cantata al SS. Bambino Gesù, fu il mio spirito sopraffatto da interna quiete. Fu ad un tratto abbracciato il mio spirito dallo spirito del Signore, e rapidamente condotto in luogo grande e magnifico. Mi furono in questo luogo comunicati santi desideri. Questi desideri mi avvicinavano a Dio e mi facevano conoscere le sue divine perfezioni. Queste cognizioni mi accendevano di santo amore, l’amore mi faceva bramare la perfezione, in maniera che ogni gran patire mi pareva lieve per poterla acquistare; non ad altro fine la bramava, che per piacere al mio Signore, e così rendere a lui onore e gloria, rinunziando al mio proprio interesse spirituale e temporale.

Molto gradì la mia offerta il buon Signore, e mi fece intendere che voleva di più. A questo intendere, la povera anima mia, tutta amore, tutta carità, così parlò al suo Signore: «Mio Dio, mio Signore, cosa volete da me? Parlate, che la vostra serva vi ascolta! Mio Dio son pronta a fare qualunque sacrificio per potervi piacere».

 

Allora il Signore mi fece intendere, per parte di intima intelligenza, quello che voleva da me. Padre mio, non so spiegare la maniera prodigiosa che usa Dio verso di me da qualche tempo a questa parte, più non mi parla, ma mi significa chiaramente la sua volontà, assai più chiaramente che se mi parlasse. Mi viene significata in una maniera quanto mai bella: questa cognizione mi veniva somministrata dalla vicinanza di Dio, in cui mi trovavo, per la grazia di Dio, che senza mio merito mi aveva tanto innalzata.

 

Mi ha dunque significato la sua volontà, ed è che mi offra all’eterno Padre qual vittima, per riparare ai gravi bisogni della santa Chiesa, e alla cattiva amministrazione della suddetta... e che, spogliata affatto di tutto, mi offra a pro della santa Chiesa e dei peccatori, e di quelli che non lo conoscono. Vuole che rinunzi a pro di questi a tutte le opere meritorie, che con la grazia sua ho praticato fino ad ora, e tutte quelle che sono, con la grazia sua, per fare fino all’ultimo respiro della mia vita; vuole che mi offra di patire ogni qualunque pena in vantaggio dei suddetti.

A questa amorosa domanda il mio spirito si è profondato nel suo nulla, e riconoscendolo per assoluto padrone del cielo e della terra, così parlò la povera anima mia: «Sì; mio Dio, voi siete padrone assoluto dell’anima mia. Fate di me ciò che vi aggrada. Se il mio confessore si contenta, io vi prometto di fare questo sacrificio».

Benché l’acconsentire fosse con questa condizione, al momento sono stata trasportata in una profonda valle, ripiena di affanni, di angustie, di travaglio, di amarezze, e di quanto mai di pene possa immaginarsi, nel vedere cose così tetre e afflittive. Si è inorridito il mio povero spirito e quasi sopraffatta dal terrore di simili sciagure, ero sul punto di negare il mio consenso; ma improvvisamente vidi apparire un’ombra chiarissima di luce, in questa mi si manifestò Gesù Cristo Signore nostro, che mi faceva coraggio perché avessi acconsentito a quanto mi aveva manifestato. Così mi sentivo dire: «Figlia, diletta mia, offriti al mio celeste Padre a pro della mia Chiesa. Ti prometto il mio aiuto».

 




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