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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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4. Un santo pellegrinaggio a Nazaret
Il dì 5 dicembre 1814 mi trattenevo nella chiesa di Sant’Andrea, noviziato dei Padri Gesuiti, con licenza del mio confessore. Per otto giorni mi portai alla suddetta chiesa a fare la santa Comunione, ad onore del glorioso san Francesco Saverio, mio protettore ed avvocato. Il terzo giorno del suddetto ottavario, dopo la santa Comunione, si raccolse il mio spirito intimamente, quando mi apparvero i santi Angeli che sono soliti favorirmi, e mi invitarono a fare con loro un santo pellegrinaggio. Il mio spirito, riconoscendosi affatto indegno, ricusava la grazia, ma i suddetti santi angeli mi fecero coraggio a sperare nei meriti di Gesù Cristo Signore nostro, le loro parole riempirono il mio cuore di santi affetti, sperando vivamente nei meriti del mio caro Gesù, intrapresi il santo pellegrinaggio. Mi trovai dunque in luogo deserto, scortata dai santi Angeli suddetti, che precedevano il mio cammino. Mi furono in questo luogo donati santi desideri, ma particolarmente mi fu donata una santa umiltà, che mi faceva conoscere il mio nulla. Questa cognizione rendeva un santo raccoglimento al mio povero spirito, questo raccoglimento durò fino al giorno sette del suddetto mese di dicembre.
Il dì 7 dicembre 1814, nella suddetta chiesa, nella santa Comunione mi trattenevo a piangere i miei gravissimi peccati, quando ad un tratto mi sono trovata nel luogo deserto in compagnia dei santi Angeli, come si è detto di sopra. In compagnia dei suddetti ho proseguito il santo pellegrinaggio. Mi hanno condotta in Nazaret, alla piccola casa della gran Madre di Dio. Ho veduto questa divina Signora con il suo castissimo sposo san Giuseppe. Li vedevo circondati di candida luce, erano ambedue assorti in Dio. Mi degnarono, questi divini personaggi, di farmi baciare i loro piedi santissimi. A grazia così grande il mio spirito provava gli effetti più efficaci di carità, di umiltà, di gratitudine. Oh, quanto si umiliava il mio povero cuore nel vedermi così favorita da Giuseppe e da Maria. Oh, che dolcezza di spirito nel trovarmi vicino a questi nobilissimi personaggi! Oh, quale amore non mi compartivano! Il loro solo sguardo fu sufficiente per infiammarmi il cuore di santo amore. I santi Angeli condottieri, pieni di ammirazione, lodavano e benedicevano Dio per l’alto favore che mi veniva compartito da questi incliti personaggi. Lodavano la loro santità, si rallegravano con la povera anima mia, dicevano: «Oh, anima fortunata! qual eccellente favore ti viene compartito dalla nostra regina!». A questi rallegramenti dei santi Angeli, il mio spirito viepiù si umiliava e si confondeva nel suo nulla, conoscendosi affatto indegno di simile favore. Pregavo la divina Signora a volerla annoverare nel numero delle sue serve. Allora la gran Madre di Dio si degnò di abbracciare la povera anima mia, e la annoverò tra le sue predilette figlie. A questo oggetto pose sopra l’anima mia nobile segnale in segno di predilezione.
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