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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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27 – NEL NUMERO DELLE SANTE VERGINI 1. Sant’Ignazio, mio maestro e padre
Il dì 27 luglio 1815, per particolare ispirazione, con la licenza del mio direttore, detti principio ad un triduo in onore del glorioso patriarca sant’Ignazio. A questo oggetto mi portai al noviziato dei Padri Gesuiti, e nella loro chiesa feci la santa Comunione per tre giorni consecutivi, ad onore del gran patriarca, pregandolo incessantemente a volermi ottenere la vera perfezione, la corrispondenza alle molte grazie che Dio mi comparte, per sua infinita bontà. Questi tre giorni li ho passati in piangere le mie gravissime colpe. Nella santa Comunione poi, per mezzo del santo patriarca, era sollevato lo spirito da particolare orazione, e ammaestrata dal santo patriarca Ignazio, mio particolare protettore ed avvocato, maestro e padre; con molta ragione lo chiamo mio padre, perché mi ama quanto ama i suoi figli, lo chiamo mio maestro perché da lui la povera anima mia fu ammaestrata nella divina scienza, lo chiamo mio protettore ed avvocato, perché si degnò ottenermi dalla gran Madre di Dio il dardo celestiale della divina carità. Questa grazia così particolare me la ottenne dal Signore senza che a lui mi raccomandassi, né tampoco si curò di farsi conoscere da me; ma qual padre amante non altro cercò che di beneficarmi. Fin dal principio incognito mi apparve e mi condusse sopra magnifico loggiato, come si è già riferito dal principio, nei fogli passati, a suo luogo.
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