Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
4. Per rendere più gloriosa l’opera mia
Il dì 30 settembre 1815, nella prima orazione subito levata, si riempì il mio spirito di santo orrore alla orazione preparatoria, ricordando la mia grande ingratitudine, piangevo dirottamente e chiedevo a Dio perdono, e deploravo quel tempo infelice in cui offesi Dio. Dicevo piena di lacrime: «Ah, non fossi mai uscita da quel monastero dove vi amavo tanto teneramente, o amor mio, Dio mio! e mantenevo illibato il mio candore, e con la pratica delle sode e vere virtù non altro bramavo che piacere a voi, sommo mio amore. E chi mai da quel sacro chiostro mi trasse, mio Dio, additatemelo voi». Secondo il solito, così mi parlò il pietoso Signore: «Io ti trassi da quello, per rendere più gloriosa l’opera mia. Che importa a te l’aver perduto per natura, quello che io ti ho tornato a donare per grazia?». A queste parole lo spirito si annientò profondamente, e nella umiliazione lodava, benediceva, amava, ringraziava il liberalissimo suo donatore.
Il dì 2 ottobre, nella santa Comunione sperimentai nello spirito una profonda mestizia, che rendeva al mio cuore una profonda afflizione, che mi faceva veramente agonizzare. In queta agonia provavo un abbandono penosissimo; la povera anima mia arrivò a patire il colmo delle pene interne, che mai si possono provare, ma quello che rendeva più gravoso il mio patire era l’abbandono. Si disfaceva il mio cuore in lacrime amarissime di dolore; in questa gravissima pena, l’anima non si allontanava dal suo Dio, ma con sommo affetto gli mostrava la grave pena, e nel tempo stesso la sua fedeltà, e con animo virile affrontava il patire, protestandosi che mai e poi mai si sarebbe allontanata dall’amoroso suo Dio. Con petto forte e costante dicevo al mio Signore: «Trattatemi come vi piace: vi sarò sempre fedele!». E desideravo ardentemente sommergermi in quelle pene, per potere a lui piacere. Ma chi lo crederebbe? il pietoso Dio, mi mostrò il suo amore, abbracciò strettamente tra le sue santissime braccia la povera anima, quasi come avesse compassione delle pene in cui gemevo; la povera anima mia al momento restò consolata; si degnò farmi gustare una dolcezza di spirito tanto particolare, che non ho termini di spiegare il particolare favore. Oh qual gaudio al momento inondò il mio cuore! Oh che dolcissima soavità, passare da un penosissimo abbandono ad un tenero abbraccio del mio amorosissimo padre. E chi mai potrà contarne la magnificenza? Il pietoso Dio assicurò il mio spirito della sua particolare protezione e custodia, così prese a dire: «La divina mia provvidenza è stata mai sempre benigna verso di te. Abbandònati in me con sicurezza, vivi in pace!». Le sue parole riempirono di gaudio il mio cuore, e nel godere quel gran bene, benedicevo le pene anzidette, perché mi avevano meritato quel gran bene.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL |